Una lettera di quattro pagine, indirizzata al premier Giuseppe Conte e firmata dalle due ministre renziane, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, e dal sottosegretario Ivan Scalfarotto, per motivare la decisione di lasciare il governo. La missiva ricalca in gran parte le motivazioni illustrate oggi dal leader Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa in cui ha confermato lo strappo e aperto, di fatto, la crisi di governo nel pieno della pandemia.

“La politica è la più alta e nobile forma di servizio, e servire le istituzioni repubblicane, l’onore più memorabile che possa capitare a una cittadina o un cittadino. Non è interesse di parte non è ambizioni personali”, esordiscono Bellanova, Bonetti e Scalfarotto. “Lasciare un incarico di governo richiede lunghissime, dolorose e assai profonde considerazioni. Abbiamo deciso di rimettere il nostro mandato in nome della dignità e della nobiltà della politica – rivendicano – e della nostra libertà e responsabilità individuale”.

E aggiungono: “Se non c’è bisogno delle nostre idee e della nostra passione, se la nostra collaborazione il nostro contributo non servono, la cosa più giusta da fare è restituire il nostro mandato, per sempre grati di aver avuto il privilegio di servire l’Italia”. Quindi finalmente Bellanova, Bonetti e Scalfarotto citano i motivi principali della loro scelta. E vengono individuati in questioni di merito, metodo e di gestione del Recovery Plan. “Se per uscire da questo immobilismo serve un atto di responsabilità – aggiungono -, siamo i primi a compiere questo passo, augurandoci che possano così realizzarsi le condizioni per una nuova e diversa fase per il nostro Paese, guidata da un governo capace di rispondere prontamente ai bisogni dei nostri cittadini, famiglie e imprese”.

E arriva l’accusa, pesante: “Non vogliamo renderci complici di delegittimare il metodo democratico ritenendolo secondario rispetto all’emergenza”, scrivono le due ministre e il sottosegretario, rimproverando anche al premier – esprimendo rammarico e meraviglia – di aver “ignorato i segnali di preoccupazione che le abbiamo trasmesso quanto al rispetto delle Istituzioni e delle procedure che ne costituiscono la garanzia”. Dunque un elenco delle mancanze che Iv rimprovera al premier, dall’uso “ridondante di Dpcm” e della tv di Stato, alla delega ai servizi allo “show del ritorno a casa dei nostri connazionali rapiti in Libia”, fino alla “timidezza con cui si sono condannati i disordini di Washington e il loro mandante”.

Poi si passa alle accuse sul merito. Italia Viva rimprovera i ritardi, inanellando una serie di esempi: “Quando le abbiamo chiesto di lanciare un programma da qui al 2023 – scrive la delegazione di Iv – la risposta è stata un assordante silenzio”. L’Italia, aggiungono “ora più che mai ha bisogno di una visione e non di immobilismo”. Dunque la conferma del voto di Iv ai provvedimenti sull’emergenza sanitaria, sui ristori e sullo scostamento di bilancio: “Non siamo irresponsabili, ma non possiamo nemmeno accettare lo stallo”. Se per uscirne “serve un atto di responsabilità, siamo i primi a compiere questo passo”.

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