Politica

Renzi, il fatidico giorno è qui: era ora!

di Andrea Marchina

Il fatidico giorno è arrivato. Anzi, se non fosse per i 616 decessi di ieri, gli altri 79.819 dall’inizio della pandemia e le innumerevoli vittime economiche a cui spetterebbe soltanto un doveroso silenzio, mi azzarderei a dire che questo è un grande giorno. Sì, perché il nostro Narciso ha dimostrato di non aver imparato la lezione e, ancora una volta, di essersi specchiato un po’ troppo nel laghetto. E stavolta rischia di non uscirne vivo.

Devo dire che, per rispetto di Ovidio e del protagonista, il paragone con Narciso è quantomeno fuori luogo. Qui stiamo parlando di un pulviscolo, delle forme più moleste e soprattutto resistenti, se pensiamo ai quattro anni ormai trascorsi da quella promessa mai mantenuta di levarsi di torno.
A meno dell’ennesimo colpo di teatro, il pulviscolo decreterà ufficialmente il ritiro dei suoi ministri. Era ora, dico io. Dopo due mesi (ma che dico, dopo un anno) di minacce più o meno velate e ultimatum puntualmente ritrattati con il solo scopo di tenere in ostaggio un intero Governo e, soprattutto, un intero Paese, il nostro uomo ha completato la metamorfosi da rottamatore a molestatore seriale (di governi).

Le prime molestie risalgono allo scorso gennaio, dopo soli tre mesi dalla nascita (da lui voluta) di questo Governo. Al tempo il problema era la prescrizione, o meglio lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Una riforma barbara, giustizialista, antidemocratica. Poi si è scoperto che nel 2015, non ancora indagato e quindi non ancora bisognoso di appellarsi a questo strumento, il nostro garantista era il maggior sostenitore della stessa identica riforma (una breve ricerca su Google ve lo può dimostrare).

Poi, con l’arrivo di questo maledetto virus, per un improbabile senso di responsabilità o semplicemente per salvarsi la faccia, il molestatore si è fatto un po’ in disparte, limitandosi a chiedere sciagurate riaperture delle attività e dedicandosi a sedute spiritiche con i morti di Bergamo che lo pregavano, a suo dire, di riaprire tutto subito.

Due mesi fa, con l’arrivo dei ghiotti fondi europei per la ripresa, ha ricominciato. Prima con la cabina di regia del Next Generation Eu, secondo lui troppo tecnica e troppo poco politica. Poi si è scoperto che un monitoraggio tecnico delle spese era ciò che chiedeva la stessa Commissione europea; e non se n’è più parlato. Poi è toccato alla delega ai servizi segreti, da assegnare con urgenza ad un altro ministro: a rischio le sorti della democrazia. Poi ha studiato e ha riscoperto una legge del 2007 che stabilisce la piena responsabilità del comparto Intelligence al Presidente del Consiglio; e non se n’è più parlato.

Poi sono arrivate le proposte – legittime, se non fossero finite sui social e su tutti i giornali prima ancora che al Governo – di aumentare i fondi dedicati ai settori del turismo, della cultura e della sanità. E – guarda un po’ – le uniche proposte di buon senso sono pure state accolte, aumentando le risorse destinate a turismo e cultura (8 miliardi in più) e quelle alla sanità (10 miliardi in più).

Potrà essere soddisfatto? Macché, poveri illusi. Ieri sera, ospite di Porta a Porta, Maria Elena Boschi, anch’ella nota per la credibilità delle sue promesse, ci spiegava che tutto dipendeva dalla volontà di ricorrere al Mes, la cui approvazione o meno in Consiglio dei Ministri avrebbe determinato le sorti del Governo.

Ora, chi ha seguito un minimo le vicende degli ultimi mesi saprà benissimo che il ricorso al Mes per la sanità non c’entra assolutamente nulla con il pacchetto Next Generation Eu, che era l’oggetto dell’incontro di ieri. E saprà anche che, al momento, nessun Paese europeo sta minimamente pensando di farvi ricorso, senza che questo comporti crisi di alcun tipo.

E io che mi ero illuso si potesse trovare un compromesso per il bene del Paese! Un errore, questo, commesso a causa della mia giovane età. Ecco perché, forse proprio pensando al rispetto dovuto alle troppe vittime, sono certo che sarà un grande giorno.

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