La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha dichiarato approvata la mozione con 232 sì, 197 no e 5 astenuti. A dare il via libera anche 10 deputati repubblicani su 211 totali
Con una procedura lampo di un solo giorno, la Camera degli Stati Uniti ha approvato la mozione di impeachment contro Donald Trump per incitamento all’insurrezione: l’accusa è di aver aver incoraggiato i suoi fan ad assaltare il Congresso il 6 gennaio scorso e impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden. Ad una settimana esatta dalla fine del suo mandato alla Casa Bianca, il tycoon diventa quindi il primo presidente della storia a finire in stato d’accusa per due volte, dopo il caso dell’Ucrainagate. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha dichiarato approvata la mozione con 232 sì, 197 no e 5 astenuti. A dare il via libera anche 10 deputati repubblicani su 211 totali.
“Speravo che fossero di meno”, ha dichiarato il principale alleato di Trump alla Camera, Jim Jordan. Il drappello di repubblicani che hanno seguito l’esempio di Liz Cheney esprimendo “un voto di coscienza” appare ridotto rispetto al totale dei 211 deputati Gop, ma è consistente in rapporto al precedente voto di impeachment contro Trump nel 2019. Allora nessun repubblicano votò con i democratici. E anche nel 1998, quando fu approvato dalla maggioranza repubblicana l’impeachment di Bill Clinton, solo cinque democratici votarono contro il presidente. La Camera ha indicato l’intenzione di trasmettere subito l’atto di accusa al Senato, sede preposta per il processo. Ma l’attuale leader repubblicano, Mitch McConnell, sembra intenzionato ad aspettare che si insedi la maggioranza democratica al Senato, il 19 gennaio prossimo, per dare inizio alla procedura.
L’accusa è di incitamento all’insurrezione per aver istigato in un comizio i suoi fan ad assaltare il Congresso e impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden, che ha contestato per settimane evocando inesistenti brogli elettorali e minacciando anche il segretario di Stato della Georgia. Un attacco violento costato cinque morti, diversi feriti, danneggiamenti e un vulnus senza precedenti alla democrazia americana. “Trump è un pericolo evidente ed immediato, ha incitato la ribellione armata contro la nazione, deve essere destituito”, ha denunciato in aula prima del voto la speaker della Camera Nancy Pelosi, definendo i rivoltosi non “patrioti”, come li ha chiamati il presidente, ma “terroristi”.
La mozione d’impeachment arriva dopo che la Camera ha approvato quella sul 25esimo emendamento. Mike Pence tuttavia si è rifiutato di invocarlo, ritenendo che non sia “nel miglior interesse del Paese” ed invitando ad evitare “azioni che dividerebbero e infiammerebbero ulteriormente la passione del momento”. La seconda messa in stato d’accusa di Trump ha però ricevuto un crescente consenso tra i repubblicani. Già prima del voto erano usciti allo scoperto cinque deputati del Grand Old party. Tra loro Liz Cheney, numero tre del Gop alla House e figlia del controverso ex vicepresidente di George W. Bush. “E’ Trump ad aver acceso il fiammifero dell’attacco”, ha accusato la parlamentare, che pilota il fronte interno contro The Donald candidandosi di fatto a guidare il partito alla Camera togliendo la leadership a Kevin McCarthy. Uno strappo che segna l’inizio della guerra dentro il Grand Old Party, costretto a scegliere fra Trump e la sua condanna.