"La Juventus mi chiede notizie di questa richiesta di cittadinanza. Mi aiuteresti?", è il messaggio inviato dall'esponente del Pd al capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi, dopo essere stata contattata dal concittadino e amico d'infanzia, oggi dirigente bianconero, come riporta il Corriere. Da qui partono una serie di contatti per accelerare le pratiche per concedere la cittadinanza italiana all'allora bomber del Barcellona
Un aiuto per cercare di ottenere un passaporto comunitario in tempi ristretti e poter così tesserare Luis Suarez con la Juventus. È questo il contenuto della prima telefonata avvenuta tra il dirigente bianconero, Fabio Paratici, e la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che ha innescato la catena di chiamate fra funzionari del governo che si sono adoperati per permettere al club di Torino, senza riuscirci, di concludere l’acquisto dell’attaccante uruguaiano del Barcellona facendogli ottenere la cittadinanza. “La Juventus mi chiede notizie di questa richiesta di cittadinanza. Mi aiuteresti?”, è il contenuto del messaggio che De Micheli ha inviato alle 11.34 del 3 settembre al capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, e che ha portato poi all’inchiesta della procura di Perugia sull’esame “farsa” dell’Università per stranieri del capoluogo umbro, come riportato dal Corriere della Sera, che vede indagati vertici e dipendenti dell’ateneo, Paratici e due avvocati della società bianconera.
Tutto inizia con la prima chiamata di Paratici a De Micheli, concittadina e amica d’infanzia, per “accelerare” la pratica, come riferito dalla ministra il 13 novembre scorso: “Mi disse che la Juve stava comprando Suarez e l’accordo era quasi fatto – si legge nei verbali citati dal Corriere – Si erano accorti che non aveva passaporto comunitario, cosa emersa a trattativa quasi conclusa, e quindi il requisito della cittadinanza era indispensabile per il buon fine dell’operazione”. Sì, perché quando la Juve conclude l’accordo col bomber sudamericano, il 30 agosto scorso, i dirigenti bianconeri sono convinti che abbia passaporto comunitario “perché questo dicevano tutti i siti specializzati”, come riferito dallo stesso dirigente oggi indagato. Ma per togliersi ogni dubbio, Paratici ricontatta il procuratore di Suarez: “Una domanda per essere sicuro – scrive – Luis ha anche il passaporto comunitario, vero?”. La risposta stravolge tutti i piani Juve: “Buongiorno Fabio, Luis non ha passaporto europeo”, ma solo una vecchia domanda del 2019 respinta.
Da qui inizia la corsa per ottenere la cittadinanza in tempi record, con il calciomercato in chiusura agli inizi di ottobre e un accordo già raggiunto, come raccontato l’11 novembre dallo stesso Paratici: “L’interlocuzione consentì di raggiungere un accordo del valore di circa 7,5 milioni di euro all’anno netti, comprensivi di circa 1,5 milioni di bonus facilmente raggiungibili. C’erano poi altri bonus più difficili da raggiungere, fino a un totale di 10 milioni. L’accordo era un anno più 1 o 2 con una clausola di recesso a favore della società, dopo il primo anno”.
Così iniziano le chiamate. La De Micheli, informata della situazione da Paratici, contatta Frattasio e questo le chiede di inviargli la pratica relativa a Suarez. I documenti arrivano sulla scrivania del capo di gabinetto e alle 17.14 questo trasmette alla politica del Pd la risposta ricevuta dal Dipartimento competente: istanza rigettata nel 2019 per mancanza di conoscenza della lingua italiana. “Se, come credo, vogliono riproporre una nuova istanza di concessione possiamo supportarli“, dice, in modo da “produrre correttamente quanto richiesto”. A quel punto De Micheli spiega che “trattasi di un giocatore che la Juve vuole comprare. Non ha fatto l’esame perché sta da 11 anni in Europa. Ma non lo ha scritto nella domanda. Quindi mi consigli di mettere in contatto la Juve con un tuo dirigente per accelerare?”. Frattasi: “Sì, indirizzali a me, poi ci penso io”.
Intanto la Juve affida la pratica all’avvocato Luigi Chiappero. Paratici precisa che il legale fu contattato “sicuramente dopo il 5 settembre, mi pare il 6-7 settembre”. Falso, visto che nel suo verbale il capo di gabinetto del Viminale dice di essere stato contattato dal legale bianconero già il 3 settembre, quando gli diede il numero del telefono del prefetto Michele Di Bari, capo del Dipartimento per le libertà civili e Immigrazione. Paratici ha anche mentito quando ha dichiarato di non aver mai contattato né il ministero dell’Interno né altri ministeri: “Escludo di aver avuto contatti con il ministero dell’Interno o con altri ministeri. La mia partecipazione sulla vicenda si ferma ad aver dato mandato all’avvocato Chiappero, come già riferito”. Parole che gli sono costate anche l’accusa di false dichiarazioni al pm.