Il nuovo amministratore delegato italiano metterà l'accento sul valore, non più sui volumi. Le piattaforme costruttive, condivise, scenderanno da 6 a 3 e le motorizzazioni da 8 a 4, mentre verrà dato più impulso all'Alleanza con Nissan. Nascerà poi un nuovo marchio, Mobilize, che raccoglierà i servizi di mobilità condivisa e connessa, destinato a generare un quinto dei profitti del gruppo entro il 2030
“Un cambio di orientamento dell’azienda, passando dalla ricerca dei volumi a quella del valore”. Si presenta così Luca de Meo, Ceo di un gruppo Renault che da luglio scorso si è affidato alla sua guida per uscire definitivamente dalle turbolenze del caso Ghosn e dal clima di tensione con l’alleato Nissan.
Il manager Italiano firma il piano strategico “Renaulution”, destinato a riportare entro il 2025 il gruppo a un margine operativo di almeno il 5% attraverso un ripensamento industriale piuttosto profondo, ad un posizionamento più attento dei singoli marchi e alla monetizzazione definitiva degli investimenti fatti nelle motorizzazioni ibride, che nelle intenzioni dovranno raggiungere fino al 35% di percentuale nelle vendite.
La certezza da cui partire è invece l’elettrico puro, mercato in cui l’azienda è già leader europeo con oltre 300.000 veicoli venduti. Le potenzialità da comprendere del piano, in questo momento, sono legate piuttosto al corretto utilizzo delle sinergie possibili all’interno dell’Alleanza Renault-Nissan. Lavorando assieme, De Meo promette di ridurre da 6 a 3 le piattaforme meccaniche su cui vengono realizzate le autovetture dei singoli marchi, mentre le opzioni di motorizzazione scenderanno da 8 a 4, continuando a riservare alla famiglia di propulsori a benzina anche l’importante ruolo di architrave dei sistemi ibridi e ibridi ricaricabili della famiglia E-Tech.
La tanto paventata uscita dal gasolio invece non rientra nei piani prossimi di Renault, mentre i propulsori elettrici andranno a confluire in due gamme, con quella inferiore destinata a modelli compatti come Zoe, e una seconda di fascia più alta, dedicata alla piattaforma CMF-EV condivisa con Nissan. Tra ibrido ed elettrico, questo è il patrimonio tecnologico di De Meo, che l’italiano intende amministrare senza le sovrapposizioni tra i marchi viste in passato.
“Dacia farà la Dacia” ripete con una certa decisione, andando al punto di una gamma che riscuote successo per quell’equilibrio tra qualità e prezzo, e che può evolversi verso l’elettrico, ma senza fughe in avanti nel listino.
Più articolati i piani su Renault, che secondo il manager non ha messo in tempi recenti la giusta attenzione alle vetture di fascia media, e che deve recuperare con novità capaci di un lato evocativo. Serve a questo il debutto della Renault 5 Prototype (nella foto), che segna il ritorno una vettura culto per il marchio della Losanga, ma stavolta trasmettendo il messaggio dell’auto elettrica con un approccio moderno dell’auto popolare ed essenziale.
Ancora differenti i programmi per Alpine, che nella stagione 2021 avrà la responsabilità della ex scuderia Renault Sport di F1 e che soprattutto dovrà abbandonare modelli legati ad una sportività tradizionale per riposizionarsi verso l’idea di alte prestazioni ad emissioni zero.
Il puzzle di De Meo si completa poi con l’arrivo di un quarto marchio, Mobilize, destinato a raccogliere le esperienze di mobilità condivisa e connessa, cioè delle nuove forme di acquisto, di leasing o car sharing, ma soprattutto generare entro il 2030 più del 20% dei profitti di un gruppo costretto a cambiare orientamento e ridimensionare la capacità industriale dai 4 milioni di auto del 2019 ai 3,1 nel 2025. Renault mette estrema cautela ai temi dell’occupazione. A De Meo il governo francese non farà sconti.