Utilizzava l’auto di servizio dell’Asp di Cosenza per accompagnare amici e parenti in aeroporto, per andare a Salerno e fare acquisti presso il punto vendita di Ikea e anche per portare familiari e persone a lui vicine a pranzi e cene, alcune volte fuori Regione, dove poi pernottava in albergo. Ma non è tutto: oltre al presunto uso “allegro” dell’auto di servizio, i carabinieri del Nas hanno scoperto che il medico ha somministrato indebitamente il vaccino anti Covid19 a suoi amici. Con l’accusa di peculato, su richiesta della Procura di Paola, il gip ha quindi emesso un’ordinanza di misura cautelare interdittiva a carico di un dirigente medico dell’Asp di Cosenza. Si tratta del direttore sanitario dello Spoke ospedaliero di Cetraro-Paola Vincenzo Cesareo, che dirige anche altri uffici sanitari della provincia di Cosenza.
E con i tamponi, secondo gli investigatori guidati dal comandante Vincenzo Pappalardo, si sarebbe spinto anche oltre. Stando alle indagini, coordinate dal procuratore di Paola Pierpaolo Bruni, il direttore sanitario di Cetraro avrebbe sottoposto illegittimamente soggetti a lui vicini a test per l’individuazione virus Sars-Cov2 presso le strutture pubbliche da lui dirette. In sostanza, stando alle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite dai carabinieri, l’indagato si appropriava di presidi medici ospedalieri di proprietà dell’Asp di Cosenza che successivamente dispensava a terzi in virtù dei suoi rapporti personali.
Oltre all’interdizione del medico per 12 mesi disposta dal gip, il procuratore Bruni ha disposto alcune perquisizioni domiciliari e diverse acquisizioni documentali presso gli uffici della pubblica amministrazione. Il direttore sanitario Cesareo è indagato non sono per peculato ma anche per truffa, falso in atti pubblici e turbata libertà nella scelta del contraente, oltre che per ulteriori ipotesi di peculato aventi ad oggetto farmaci e altri presidi medici ospedalieri.
“Tutti…tutti… pure ai gatti”. In un’intercettazione, i carabinieri sentono Cesareo vantarsi con un amico e lo invita a portare tutta la famiglia al “suo” ospedale per fare i tamponi. “Ti devo far visitare dall’urologo e ti faccio fare il tampone! Non ti preoccupare, vieni! Chiamami tu quando sei libero!”. Il direttore sanitario dell’ospedale Cetraro si faceva in quattro per far fare i tamponi agli amici. Uno di loro un giorno lo chiama: “Ti debbo mandare un’indossatrice… che vuole farsi un tampone che è un’amica che viene da Firenze”. Neanche a dirlo, la risposta è positiva: “O di martedì o di giovedì me la devi mandare… non c’è problema”. A un’altra persona, Cesareo consiglia di andare direttamente in direzione sanitaria: “Dici: ‘Mi manda Vincenzo per il tampone’. Così ti mette nell’elenco”.
Le chiamate degli amici che vogliono farsi il tampone sono tantissime. C’è chi che vuole portare la badante rumena “della nonna di un suo caro amico” e c’è chi vuole sottoporre a tampone “l’operaio di Roma” che gli sta facendo i lavori a casa. L’ospedale di Cetraro, in sostanza, era diventato un “tamponificio”. Il 9 settembre il direttore sanitario riceve una telefonata. Una donna dice che “tale Filiberto deve fare i tamponi ai suoi dipendenti”. Cesareo ha una risposta per tutti: “Li può mandare a scaglioni”.
Discorso a parte è quello della Fiat Panda di proprietà dell’Asp di Cosenza ma di fatto “il taxi” di Vincenzo Cesareo. I carabinieri del Nas accertano 94 casi di utilizzo improprio da parte del direttore sanitario indagato. Grazie a un dispositivo gps, infatti, il Nas ha potuto verificare che l’auto di servizio non è stata quasi mai utilizzata per motivi di lavoro. Secondo l’accusa la usava soprattutto per sbrigare le sue faccende personali: gite in Sila, pranzi e cene al ristorante, shopping al centro commerciale e passaggi da amici e parenti. Un taxi ma anche un alcova personale da utilizzare per appartarsi con la sua amante con quale il 17 agosto tenta di avere un rapporto sessuale nelle campagne vicino alla statale 107: “Non riuscendovi – scrivono gli inquirenti – dopo qualche tentativo per la possibilità di essere visti”.
Nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza del gip c’è di tutto: dalle trasferte per acquistare latticini nei caseifici dell’alto Tirreno cosentino a quelle per comprare “frutta e ortaggi” a Scalea. Doveri e piaceri sempre al volante dell’auto aziendale che veniva utilizzata anche per “trasportare una ragazza minorenne, amica del Cesareo, da Scalea ove abita a Santa Domenica Talao” o per “accompagnare a Cosenza una ragazza verso la quale nutre interessi di natura sentimentale”. La stessa ragazza alla quale il 6 ottobre scorso Cesareo ha dato un passaggio fino a San Giovanni in Fiore per un colloquio di lavoro seguito da un pranzo e da una passeggiata nei boschi di Camigliatello Silano. Tutto rigorosamente con la Fiat Panda dell’Asp con la quale il dottore indagato si è recato pure “ad acquistare materiale contraffatto da un soggetto napoletano con precedenti per ricettazione”.
Stando all’ordinanza di interdizione emessa dal gip, quello che non riusciva a fare Cesareo erano proprio i reali impegni legati al suo ruolo di direttore sanitario. Come quello del 10 novembre quando avrebbe dovuto partecipare a “un urgente riunione di lavoro per l’attivazione dei posti Covid presso il suo ospedale”. Si sarebbe dovuto recare a Cosenza per incontrare il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale Cinzia Bettelini. Ma a quell’appuntamento non ci andrà mai. “Accampando come scusa un improrogabile impegno oncologico della madre” scrivono i magistrati, Cesareo ha disertato la riunione perché “impegnato” ad accompagnare, “ovviamente con la macchina di servizio”, l’amante e sua sorella “per una visita fisiatrica”. Subito dopo, piuttosto che andare seppure in ritardo a Cosenza dal commissario dell’Asp, “si recherà a pranzo presso la Taverna Albergo ‘Cecita sul Lago’ sito nel comune di Longobucco”. Lì il direttore sanitario dell’ospedale di Cetraro “si intratterrà anche in una camera” con la sua amante e poi “andranno a fare delle passeggiate in montagna in Spezzano della Sila nei pressi del Lago Cecita ed in località Camigliatello Silano nei pressi della salumeria e caseificio Sila & Sila per l’acquisto di prodotti locali”. Il tutto con buona pace dell’attivazione dei posti Covid nel “suo” ospedale”.