Quattro metri e mezzo di lunghezza in quattro minuti e mezzo di storia. Tutto quello che si può dire oggi di Hyundai e della sua nuova Tucson trova i suoi indizi in un episodio diventato clip da milioni di visualizzazioni. E’ il salone dell’auto di Francoforte 2011 quando l’allora numero uno di Volkswagen, Martin Winterkorn, poi travolto dallo scandalo Dieselgate viene ripreso in un suo blitz allo stand Hyundai. Studia, tocca e poi sale a bordo della i30 al debutto rivale accreditata di Golf. Con al fianco Luca De Meo, allora responsabile Marketing del gruppo tedesco, Winterkorn ispeziona scrupolosamente la vettura coreana e poi si lancia in una frase più simbolica che polemica: «Perché loro ci riescono e noi no ?».

Martin Winterkorn giocò forse d’astuzia, mettendo in guardia il suo gruppo, chiedendo quell’impegno supplementare che avrebbe significato per lui più potere. Avrebbe funzionato se Hyundai avesse solo innalzato la qualità di un singolo modello. Quello era invece l’avvio di una fase di crescita industriale che ha avuto pochi paragoni per meticolosità di progettazione, per investimenti su piattaforme modulari e su motorizzazioni ibride e poi elettriche, o solo più banalmente sull’ergonomia degli interni.

Sono passati dieci anni da quel blitz, e il cerchio aperto con un gioco e oggi lo chiude nuova Tucson in modo piuttosto perentorio. Se era una rincorsa, è finita, e ora Hyundai guarda piuttosto a Toyota, l’unica azienda capace di rinnovare costantemente i suoi modelli di maggior successo lavorando in modo parallelo su tutti i fronti possibili dell’elettrificazione.

Dopo sette milioni di esemplari venduti nel mondo di cui ben 1,4 milioni in Europa, proprio questo è Tucson 2021, ripensata in modo radicale attorno ad un design tagliente che crea personalità, a partire dalla griglia frontale con un motivo tridimensionale a spigoli fino all’andamento delle fiancate alte e della coda rastremata e molto aggressiva. Come vedremo, scelta intelligente per una carrozzeria che in 4,5 metri di lunghezza e 1,87 di larghezza mostra una certa rabbia, e poi offre interni molto educati, con uno spazio per i passeggeri cresciuto in odo esponenziale rispetto alla versione precedente.

Da sport utility medio, bisognava smarcare una grande capacità del bagagliaio che va da 546 litri fino a un massimo di 1.799 litri abbattendo i sedili posteriori. Da Hyundai, era lecito aspettarsi quella una ulteriore tappa in fatto di confort e piacevolezza che Tucson non solo mantiene, ma per cui addirittura sorprende.

L’insonorizzazione è degnia di un modello premium tedesco, come del resto le plastiche per i rivestimenti, mentre al centro al centro della plancia fa bella mostra un sistema di infotainment con display touch da 10,25 pollici, ovvero della stessa dimensione dello schermo posto dietro il volante. In entrambi i casi, la cura per l’interfaccia grafica, i menù e perfino i colori delle animazioni sono quelle che abbiniamo a marchi di lusso, così cime l’illuminazione dell’ambiente a LED con 64 tonalità differenti su dieci livelli diversi di luminosità. Sarebbe un errore però pensare a tattiche scenografiche di vendita, perché il percorso vero poggia su buone e vere basi meccaniche.

Tucson non fa a meno del diesel, con il 1.6 CRDi da 115 Cv a cui si aggiungerà la versione Mild Hybrid 48V da 136 Cv, ma l’elettrificazione si estende al 1.6 turbo benzina da 150 Cv con sistema Mild Hybrid 48V, e con lo stesso propulsore disponibile anche in variante Full Hybrid a trazione anteriore o integrale, fino alla prevista edizione Plug-In Hybrid in arrivo in primavera.

L’offerta è nel segno della neutralità tecnologica, senza fughe in avanti, ma con la conferma di una motorizzazione ibrida al livello dei migliori che abbiamo deciso di provare nella configurazione potenzialmente più diffusa, ovvero la 1.6 T-GDI HEV a trazione anteriore, con una potenza massima di sistema di 230 Cv e 265 Nm di coppia tra i 1.500 e i 4.500 giri. Una soluzione dal funzionamento veramente fluido, senza interferenze all’avvio del propulsore a benzina e soprattuto che non mostra quei fenomeni di “trascinamento” di alcuni sistemi ibridi, con il benzina che sale di giri in modo artificiale e senza che la cosa corrisponda ad una accelerazione istantanea della vettura.

Tucson invece è fin troppo trasparente nel mostrare le qualità del suo cambio automatico a sei marce, quasi vellutato nei passaggi di rapporto, ma non veloce. Il comfort di marcia è elevatissimo, il pacchetto complessivo funziona, con la netta sensazione di maneggevolezza che viene da uno sterzo preciso ma anche diretto, una frenata consistente con spazi di arresto contenuti e una grande sensazione di equilibrio che viene intaccata solo dal coricamento laterale della carrozzeria, che si accentua inevitabilmente nelle curve strette a forte andatura.

L’impostazione di guida Sport rende più rapida l’erogazione della potenza e il comportamento dello sterzo, ma non porta la rivoluzione. Che del resto non serve. Nuova Hyundai Tucson ha una vocazione al viaggio, con consumi medi per 6 litri di benzina ogni 100 Km, ma anche costi di esercizio favorevoli in città, dove la percorrenza dichiarata è 7 litri per 100 Km. Così come è amichevole il listino, che parte da 29.400 Euro, da 33.350 euro per la 1.6 T-GDI HEV a trazione anteriore, che beneficia poi degli incentivi statali in caso di rottamazione.

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