I sacchi di rifiuti gettati ad Altivole e ripresi da un abitante sono solo l'ultimo episodio di una lunga catena di disagi. La consigliera dei Verdi Guarda li ha messi in fila: "Chiediamo il rispetto di leggi, regole, abitanti e lavoratori"
L’ultima goccia nella pattumiera a cielo aperto. Sono costituite da grandi sacchi gialli e bianchi da cantiere, quelle per contenere calce spenta, le immondizie che una camionata di terriccio aveva sepolto su un terrapieno della superstrada a pagamento Pedemontana Veneta, nel Comune di Altivole, tra Castelfranco e Asolo. Tutto documentato da un video girato da un abitante della zona, che la rete ha raccolto e Ilfattoquotidiano.it ha pubblicato, mandando in fibrillazione i piani alti della Regione Veneto. Mentre il Covepa, uno dei comitati che si batte contro l’infrastruttura cantierata più grande d’Italia, informava i carabinieri del Noe di Treviso, il governatore Luca Zaia, allarmato, ha chiesto chiarimenti al direttore di progetto, l’ingegnere Elisabetta Pellegrini. Quest’ultima ha chiesto a sua volta l’intervento del Nucleo Ecologico e ha girato la domanda alla società Svp spa, concessionaria della Superstrada in project-financing. Una ruspa ha così dissotterrato le immondizie. “Nello scavo sono stati interrati dei sacchetti vuoti di plastica per calce, di cui si leggono bene le caratteristiche e il produttore. Tali prodotti non sono in uso nel cantiere di Pedemontana, non essendo allocati nelle liste di acquisto. Il concessionario si è attivato per effettuare la denuncia dell’abbandono dei rifiuti rinvenuti” ha dichiarato l’ingegner Pellegrini.
Incidente chiuso? Svp ha dichiarato che gli operai non si sono accorti della presenza dei sacchi, continuando lo scarico di terra. Ma qualcuno ha portato lì le immondizie, in un punto che sapeva sarebbe stato ricoperto. I carabinieri faranno gli accertamenti su un caso che pare di modesta entità, ma che costituisce l’ultimo di una catena di problemi ambientali legati alla Pedemontana. “C’è una lunga ‘lista nera’ che dimostra quante siano le criticità che stanno in quest’opera da due miliardi e mezzo, ma che costerà alla fine 12 miliardi di euro” dichiara Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde. “Chiediamo il rispetto di leggi, regole, abitanti e lavoratori. Chiediamo che la Regione non si inchini solo di fronte al Consorzio Sis concessionario, ma pensi ai cittadini”. Gli fa eco l’architetto Massimo Follesa del Covepa: “Avevamo il sospetto che gli scavi fossero diventati ricettacolo di tante porcherie, adesso finalmente abbiamo una prova. La Regione ha gli strumenti di controllo, visto che ha insediato una struttura di progetto e può avvalersi dei tecnici dell’Arpav, l’agenzia per l’ambiente. Mi domando come mai i cantieri non siano custoditi e vi si possa accedere per conferire rifiuti”.
Il consigliere Guarda ha raccolto materiale per un libro-denuncia. “Al di là del video di Altivole, non possiamo dimenticare i due operai morti a Malo e Mason in altrettanti incidenti nei cantieri. E neppure i tre sequestri ordinati dalla magistratura. Uno è legato alle indagini sul crollo in galleria, un altro sul collassamento dell’argine del torrente Poscola a Cornedo, poi cementificato. Il terzo riguarda l’inchiesta penale su materiale privo di certificazione europea o per un’insufficiente densità del cemento nella galleria di Malo”. Non è tutto. “In località Vallugana, nel Vicentino, gli abitanti sono soffocati dalle polveri, hanno difficoltà respiratorie e tracce di metalli pesanti nei capelli – continua Guarda – subiscono i disagi per le esplosioni in un cantiere che dovrebbe essere chiuso da mesi. Un inferno”. Andrea Viero, presidente del Comitato Vallugana, conferma e chiede: “Sono quasi tre anni che è stata concessa una deroga al rumore h24, 7 giorni su 7: per quanto tempo ancora dovremo subire tale deroga? Come può una deroga diventare ‘normalità’, visto che l’autorizzazione era stata concessa solo per venti mesi?”.
Continua il consigliere di Europa Verde: “In una zona ambientale protetta a Cracchi di Cornedo si è creata una voragine di 25 metri per gli scavi e il concessionario ha dovuto comprare la casa di una famiglia che abitava lì vicino e ha dovuto trasferirsi, per evitare ulteriori problemi”. A Cassola, vicino a Bassano, è stata realizzata una deviazione per non pagare la bonifica di una discarica esaurita: “Un costo in più di qualche decina di milioni di euro, per far risparmiare la Sis – continua Cristina Guarda – A Trevignano è crollato un ponte-canale in cemento a causa delle piogge. A Breganze si sono allegati sottopassi a causa delle piogge e la Regione ha dato la colpa agli agricoltori. A Trissino è stata trovata una discarica con amianto. A Montecchio ne è stata intercettata un’altra che all’epoca fece intervenire anche il ministro dell’Ambiente”. È tutto? No, in provincia di Treviso ci fu una strage di uccelli per mancanza di adesivi antischianto sulle barriere di vetro.