Secondo quello che è emerso nel processo picchiò un detenuto nella sua cella umiliandolo anche con l’obbligo di spogliarsi. Con queste accuse un agente di polizia penitenziaria è stato condannato con rito abbreviato dal tribunale di Ferrara a 4 anni per tortura e lesioni personali. Per i pm l’agente, 51 anni, all’epoca (settembre 2017) in servizio nel penitenziario della città emiliana, agì “con crudeltà e violenza grave“. Il pm Isabella Cavallari, riportano i quotidiani locali, aveva chiesto una pena di 3 anni e mezzo. E’ la prima sentenza in Italia che riconosce il reato di tortura, introdotto proprio nel 2017. Dopo l’aggressione il detenuto, che sta scontando una condanna per omicidio e in questo processo assistito dall’avvocata Paola Nenfenati, fu trasferito nel carcere di Reggio Emilia. Nella stessa udienza in cui è stato condannato l’agente il giudice ha deciso anche il rinvio a giudizio per altri due agenti e un’infermiera, accusata di falso e favoreggiamento.
La sentenza di oggi è sottolineata dal commento del presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella: “Non si gioisce mai per una condanna e non gioiamo neanche in questo caso, ma affermiamo comunque che la decisione di oggi ha un sapore storico – dichiara – La tortura è un crimine orrendo, inaccettabile in un Paese democratico. La condanna seppur in primo grado, mostra come la giustizia italiana sia rispettosa dei più indifesi. Si tratta di una sentenza che segnala come nessuno è superiore davanti alla legge. La legge vale per tutti, cittadini con o senza la divisa. E’ questo un principio delle democrazie contemporanee”. Il presidente di Antigone ha poi sottolineato che “fortunatamente ora esiste una legge che proibisce la tortura. In passato fatti del genere cadevano nell’oblio. E’ importante che tutti gli agenti di polizia penitenziaria si sentano protetti da una decisione del genere, che colpisce solo coloro che non rispettano la legge”.