di Lorenzo Giannotti
Alla soglia della mezzanotte non riesco ancora a chiudere occhio. La notizia delle dimissioni delle ministre italovive mi sconquassa nel profondo, tramortito dalla depressione post-conferenza del terzetto capitanato dal Disturbatore d’Italia (copyright Financial Times), mi barcameno tra la cucina e il salotto strusciando le babbucce sul parquet scalfito dall’inesorabile passaggio del tempo.
La visione delle foto degli scatoloni da trasloco della ministra Elena Bonetti fa sì che mi si formi un groppo in gola che mi preclude la regolare andatura della respirazione. E che dire sul gran discorso della ministra Teresa Bellanova… Ancora li rimugino, quei quattro minuti che il magnanimo leader le ha concesso con il noto altruismo che lo differenzia dai più.
Ivan Scalfarotto l’ho sentito nominare ma non l’ho visto: sarà arrivato in ritardo ancora alle prese con i bagni di folla pugliesi, comunque è sempre un sottosegretario coraggioso che se ne va, e il coraggio, si sa, è merce rara di questi tempi. Non dormo (la tristezza per la perdita del trio renziano non si è ancora attenuata) e penso, bombardato dai mille dubbi che questa crisi di governo ha figliato in me. È meglio un governo raffazzonato con i famosi “responsabili”, o andare a elezioni anticipate?
Anzitutto, mi chiedo perché “responsabili” e non “poltronari” come, da che mondo è mondo, son sempre stati appellati. Ma lasciamo stare le questioni semantiche ché non è tempo di arrovellarci appresso a loro. Piuttosto, un esecutivo sarebbe auspicabile, benché rattoppato dai nostri “responsabili”: siamo pur sempre in tempi di pandemia; le scadenze incombono; il piano vaccinale è partito bene ma ha bisogno di continuare ancor meglio; la nave nel bel mezzo della tempesta necessita di una guida politica, e chi oggi meglio di Conte?
Sull’altro piatto della bilancia le elezioni, che avrebbero un unico, ancorché insperato, vantaggio: la definitiva, seppur tardiva, dipartita politica del Disturbatore d’Italia. Da una parte la testa con il bene collettivo e del Paese, e dall’altra il cuore con l’inesauribile e inenarrabile godimento che ne sortirebbe.
Non credo mi sarà concesso coricarmi con questi amletici dubbi che mi attanagliano, ma una cosa l’ho capita bene: se Conte avesse avuto meno follower sui social a quest’ora me ne starei bello tranquillo fra le braccia di Morfeo. Quella proprio non l’ha digerita, il nostro “demolition man”.