Firenze, martedì mattina. Ore 8. Davanti al professionale “Marco Polo” (1500 iscritti), nel quartiere popolare dell’ “Isolotto”, i ragazzi sono quasi già tutti entrati a scuola. La campanella non è ancora suonata ma il preside, Ludovico Arte, ha aperto le porte prima per non creare assembramenti davanti all’istituto. Una pattuglia di Carabinieri controlla che non vi siano ragazzi ammucchiati. In effetti non ce ne sono. Sui 750 studenti in presenza (il 50% come previsto dal Governo per le superiori) metà vengono a lezione per le 8 e l’altra metà cinquanta minuti più tardi. Lo scaglionamento sembra funzionare anche perché il dirigente scolastico ha previsto tre ingressi diversi. Gli studenti hanno l’aria serena. Stamattina – raccontano al loro preside – non si sono trovati bus affollati. Anzi. C’erano più corse e alle fermate c’erano degli steward a gestire la situazione.
Ecco il “modello” Toscana sul quale sono concentrati gli occhi di molti governatori che hanno deciso di posticipare il rientro a scuola. Nella terra di Dante e Leonardo da Vinci, così come in Abruzzo e Valle d’Aosta, la Regione ha voluto mettere alla prova il piano elaborato con i prefetti. Una prova del nove che funziona. Nessun preside stamattina ha alzato la cornetta per lamentarsi con le aziende di trasporto: “Merito dei mezzi in più; dei tutor e delle forze dell’ordine davanti alle fermate e alle scuole”, spiegano i dirigenti scolastici. I prefetti, a loro volta, ringraziano i capi d’istituto, gli studenti e le forze dell’ordine: “C’è stata una grande partecipazione da parte dei ragazzi a sensibilizzare i compagni e i dirigenti scolastici hanno lavorato con noi accogliendo la proposta di scaglionare e aprire le scuole prima del suono della campanella”.
La Regione che ha scelto di riaprire l’11 (ma era già pronta il 7) elogia il lavoro dei rappresenti del Governo che hanno ascoltato i singoli presidi e la Protezione Civile. Le parole più usate da tutti sono: “gioco di squadra”. Lo si è visto stamattina in concreto: lo studente che è uscito di casa ha trovato alla fermata del bus dei tutor (volontari della protezione civile o steward) che li indirizzavano a prendere i bus, che controllavano l’affollamento evitato grazie a 329 nuovi mezzi messi a disposizione dalla Regione. Arrivati a scuola, i ragazzi, hanno incontrato vigili, carabinieri, polizia locale pronti a sorvegliare ed evitare gli assembramenti. E in aula, i presidi, che hanno predisposto gli ingressi scaglionati evitando di farli andare a casa troppo tardi.
Complice della buona riuscita del piano l’Rt basso e l’essere in fascia gialla. Non a caso il presidente della Regione, Eugenio Giani ha detto: “Preferisco ripartire e poi tra una o due settimane vedere dai contagi che dobbiamo nuovamente chiudere piuttosto che mettermi passivamente nello stato d’animo di dire riparto tra 15-20 giorni”. Parole che fanno rima con quelle dell’assessore all’istruzione della Regione, Alessandra Nardini: “Siamo stati coraggiosi ma non folli”.
A raccontare al Fatto Quotidiano.it in presa diretta l’esperienza della Toscana sono i presidi. “Ho fatto il giro delle classi e i ragazzi – spiega Osvaldo Di Cuffa, dirigente dell’ istituto professionale “Sassetti-Peruzzi” situato nella zona Nord Ovest di Firenze – mi hanno confermato che sui treni, sulla tramvia e sui bus non c’era alcun affollamento. Ieri e stamattina davanti alla scuola c’era una pattuglia di Polizia all’ora di ingresso e di uscita. Nel nostro istituto abbiamo dato la possibilità agli allievi che si trovano in difficoltà di non venire a scuola ma di seguire comunque le lezioni in streaming”. Una soluzione adottata per andare incontro alla comunità cinese che ha dimostrato resistenza alla frequenza in presenza.
Non cambia la musica al liceo artistico “Porta Romana” che ha una sede in centro e una a Sesto Fiorentino con un totale di 1700 studenti: “Nessun assembramento – spiega la dirigente Laura Lozzi – davanti alla scuola ma nemmeno alle pensiline. Abbiamo scaglionato gli ingressi di circa venti minuti. Davanti alla sede di “Porta Romana” c’è un grande parco ma stamattina c’era una pattuglia di Polizia a controllare e a Sesto Fiorentino ho visto dei volontari della Protezione Civile”. Lozzi ha solo una preoccupazione: da lunedì si passerà dal 50% al 75% di presenza in aula, ma al suo liceo non ci sono ancora spazi per accogliere tutti. Positivo anche il commento di Ludovico Arte, preside del “Marco Polo” che ha sede nel quartiere “Isolotto”: “C’è stato uno sforzo della Regione nel potenziare i trasporti e nel mettere in campo le forze dell’ordine oltre ai volontari anti-assembramento.”
A spiegare il lavoro che c’è stato dietro questa ripartenza è l’assessore regionale ai Trasporti Stefano Baccelli: “Con un’ordinanza dell’ottobre scorso del presidente abbiamo creato dei comitati permanenti a livello provinciale anticipando i tempi del governo. Un lavoro che è stato poi portato avanti dai prefetti, ma è chiaro che abbiamo capito che per risolvere la questione andava considerato territorio per territorio”. Altro dato: il coinvolgimento dei presidi. “Dal 4 all’11 dicembre abbiamo fatto dieci tavoli e ci siamo confrontati con i singoli capi d’istituto ascoltando le esigenze di ciascuno”. Da qui è scaturito l’incremento dei mezzi: “I 329 bus in più – sottolinea l’assessore – non sono un numero casuale ma il frutto di un monitoraggio”.
Altro elemento di successo, secondo Baccelli: “Ho riflettuto sul fatto che le fermate dei bus, dei treni, i piazzali o le strade davanti alle scuole fossero terra di nessuno. Non potevo non occuparmene da qui l’idea del progetto “Ti accompagno” con il coinvolgimento dei volontari della protezione civile in un piano integrato con le forze dell’ordine”. A tutto questo si aggiunge il “Cantiere Scuola” promosso dall’assessore regionale all’Istruzione Alessandra Nardini: “Per mesi Usr, assessorato alla Sanità, ai Trasporti, Anci e Upi hanno lavorato con me per la ripartenza. A metà gennaio partiremo con lo screening volontario in alcune scuole dove vi sarà la replicazione metodica di test su un campione di alunni”.
Il 18 nel territorio dell’Asl Toscana Sud est si parte. Secondo quanto spiegato dall’Azienda sanitaria, i test saranno effettuati, in base alle direttive della Regione, “agli studenti delle scuole secondarie superiori individuate dall’Agenzia regionale di sanità, utilizzando tamponi antigenici rapidi”. In ciascuno degli istituti selezionati “saranno coinvolti cinque alunni per ogni classe della sezione individuata per il monitoraggio (quindi 25 studenti per ogni indirizzo di studio); l’operazione sarà ripetuta nelle settimane successive ogni volta su altri cinque studenti delle stesse classi, garantendo una costante verifica della situazione”.
A parlare di buona riuscita della ripartenza sono anche i prefetti. In primis quello di Firenze, Alessandra Guidi: “E’ evidente che da noi si sono create le condizioni dal punto di vista epidemiologico per riaprire le scuole. L’architettura del piano messo in atto è basata sullo scaglionamento degli orari d’ingresso oscillati tra le 8 e le 10 per evitare che la didattica si protraesse troppo. Inoltre la Regione ha messo in campo un potenziamento dei trasporti commisurato ad un lavoro di censimento dell’utenza scolastica. Abbiamo utilizzato risorse attingendole anche dagli operatori della Protezione Civile davanti alle scuole e alle pensiline. Abbiamo 80 volontari per tutta la Città Metropolita”.
Guidi non dimentica il ruolo dei ragazzi: “Abbiamo incontrato le loro consulte e attraverso un passaparola via chat hanno sensibilizzato i loro compagni”. Stessa situazione a Siena dove a parlare è il prefetto Maria Forte: “Il nostro territorio è amplio con Comuni molto distribuiti; per noi l’organizzazione si è incentrata sul potenziamento dei mezzi. C’è stata una grande collaborazione tra le istituzioni. E’ stato previsto a seguito della messa a disposizione di fondi della Regione, un progetto che impiega 17 tutor in tutta la provincia”.
Un lavoro che il presidente di Sinpref, l’associazione sindacale funzionari prefettizi, elogia : “La Toscana è un buon banco di prova per tutti. Le posso assicurare – spiega il vice prefetto di Ravenna Antonio Giannelli – che tutti i colleghi hanno lavorato per essere pronti coi piani e alcuni l’hanno fatto con uffici sguarniti di funzionari fino al 70%. In Toscana l’aver consentito alle prefetture di avere la diretta gestione dei volontari della Protezione Civile è stata una buona soluzione. Son certo che anche nelle altre Regioni quando sceglieranno di riaprire le superiori ripartiranno dai piani dei prefetti”.