L’11 gennaio scorso il ministero della Salute del Giappone ha annunciato di aver isolato una nuova variante di Sars Cov 2 in quattro persone che erano arrivate dal Brasile. È stata scoperta così l’ultima mutazione del coronavirus che ad oggi ha provocato quasi 94 milioni di contagiati nel mondo di cui oltre 2 milioni di morti. Il primo paese ad andare in allerta è stato il Regno Unito che alle prese con la variante inglese e un numero di contagi enorme ha assunto come primo provvedimento il blocco dei voli dal Sudamerica e dal Portogallo. Per ora la mutazione non è arrivata Oltremanica come ha precisato la professoressa Wendy Barclay, direttore dell’istituto di malattie infettive all’Imperial College di Londra e capo del G2P-UK National Virology Consortium, citata dall’agenzia Press association a in relazione a precedenti dichiarazioni in cui aveva fatto riferimento a una seconda variante sempre originata in Brasile che invece risulta essere già arrivata anche in Europa e nel Regno. “La nuova variante brasiliana che ci preoccupa – ha spiegato Barclay – è quella individuata su alcune persone in viaggio fra il Brasile e il Giappone” di recente, “non quella tracciata nel Regno Unito”. La scienziata ha inoltre chiarito come vi siano evidenze di “ulteriori varianti già individuate nel passato”, e non sostanzialmente diverse rispetto al ceppo iniziale del Covid-19, “originate pure in Brasile”.
Intanto il ministero della Salute brasiliano ha confermato due casi di reinfezione da coronavirus. Sul sito del ministero si spiega che il dicastero “è stato informato il 13 gennaio di un caso confermato di reinfezione in Amazzonia da un nuovo ceppo variante di Sars Cov 2″. La variante è stata individuata “in una donna di 29 anni con lievi sintomi della malattia”, alla quale era stata diagnosticata l’infezione per la prima volta il 24 marzo 2020. “Il 30 dicembre (nove mesi dopo), la donna ha ottenuto la seconda diagnosi positiva per Covid-19. La seconda analisi effettuata ha evidenziato un pattern di mutazioni, compatibile con la variante del virus recentemente identificato dal ministero della Salute del Giappone, ma originario dell’Amazzonia“, si legge sul sito del ministero.
In Brasile sono stati finora segnalati due casi di reinfezione dovuti a una nuova variante uno nello stato di Bahia con la mutazione originariamente identificata in Sudafrica che è ancora oggetto indagine, e l’altro già confermato in Amazzonia. I casi sono monitorati da équipe del ministero della Salute e Ops/Oms. Le informazioni sono state condivise, come parte della routine di sorveglianza epidemiologica, anche con l’Organizzazione Panamericana della Sanità (Ops), braccio sudamericano dell’Oms. Il ministero della Salute ha raccomandato agli Stati, Distretti Federali e Comuni il continuo rafforzamento delle attività di controllo del Covid.
Il Brasile è il secondo Paese più colpito al mondo dalla pandemia dopo gli Stati Uniti, con oltre 208mila morti. E un allarme arriva dalla città di Manaus, in Amazzonia, dove gli ospedali non hanno più ossigeno da somministrare ai pazienti e dove il personale sanitario “disperato” teme che “molte persone possano morire” per mancanza di assistenza, come riferisce il quotidiano Folha de Sao Paulo. Nel giornale si legge che i medici stanno tenendo in vita i malati di coronavirus solo con la ventilazione manuale. In un video condiviso più volte sui social media, un’operatrice sanitaria chiede aiuto, affermando che “ci troviamo in una condizione terribile, l’ossigeno è finito. Se qualcuno ha ossigeno, lo porti nella clinica” di Manaus. Il governatore dell’Amazzonia, Wilson Lima, ha affermato che lo stato si trova “nel momento più critico della pandemia” e ha annunciato che alle 19 di oggi, ora locale, entrerà in vigore un coprifuoco per cercare di arginare la diffusione del coronavirus.