Il dopo-Merkel ancora nel segno di Angela Merkel. Il congresso della Cdu ha affidato ad Armin Laschet il compito di guidare l’Unione cristiano-democratica oltre l’era della cancelliera. Ex giornalista, 60 anni tra un mese, presidente della Nord Reno-Vestfalia, Laschet è stato eletto presidente del partito conservatore più grande d’Europa battendo, un po’ a sorpresa, il rivale Friedrich Merz, considerato “più a destra” ed esattamente l’anti-Merkel. Il neo-presidente ha ringraziato per la fiducia – “sono consapevole della responsabilità” – e ha già fissato il primo obiettivo: “Farò in modo che anche alle elezioni federali l’Unione possa decidere il cancelliere”. Se sarà lui a presentarsi alla elezioni, è un tema che andrà risolto con l’alleata bavarese Csu in primavera. Il suo leader Markus Soeder è in corsa, così come l’attuale ministro della Sanità, Jens Spahn.
Laschet succede ad Annagret Kramp-Karrenbauer, la ministra della Difesa del governo Merkel che – eletta nel 2018 – decise di dimettersi dalla guida della Cdu e a rinunciare alla corsa per diventare cancelliera dopo gli strascichi dell’elezione di un esponente del partito a presidente della Turingia con l’appoggio dell’ultradestra dell’Afd. L’altro obiettivo del neo-presidente, infatti, sarà proprio quello di riunire una Cdu profondamente divisa al suo interno tra chi ha seguito le posizioni della cancelliera Merkel e chi invece auspica un ritorno più a destra, un tentativo di riacciuffare gli elettori passati alla destra estrema di AfD. Il ballottaggio tra Laschet e Merz è finito 521 a 466, mentre al primo turno lo sfidante era in vantaggio di 5 preferenze. Terzo era risultato Norbert Röttgen, i cui 224 voti redistribuiti nel secondo turno sono stati evidentemente decisivi in favore del governatore.
Per l’Europa la vittoria di Laschet significa una Germania che dovrebbe proseguire sulla linea Merkel. “Merz polarizzerebbe, è difficile dire se riuscirà a conquistare più voti a destra di quanti non ne perderà a sinistra” ed in Europa “tornerebbe a rappresentare la tipica posizione tedesca. Era contro gli eurobond, ma se non sbaglio poi ha accettato il Recovery Fund”, ha ricordato lo storico Andreas Roedder in un’intervista a Repubblica. Per quanto riguarda la politica interna, Laschet era il più centrista dei candidati, il più adatto – forse – a costruire una probabile futura coalizione con i Verdi, attualmente il secondo partito in Germania.
“Vinceremo solo se resteremo forti nel centro della società”, aveva detto Laschet nell’ultimo discorso prima della votazione. Il neopresidente ha sottolineato che è questo l’obiettivo che lui e Jens Spahn – ministro della Sanità, in prima linea inevitabilmente in questi mesi – perseguono “come team”. “La Cdu non è un one man show“, ha aggiunto, sottolineando che, se oggi molti credono prima in Angela Merkel e poi nel partito, va recuperata adesso la fiducia nella Cdu. Chiaro il riferimento alla prospettiva di ritrovarsi a breve senza una leader così forte e acclamata come la cancelliera alla guida della Germania dal 2005: la possibile “dipendenza” da Mutti (mamma, così è stata chiamata la cancelliera) potrebbe portare a un rischio di disorientamento. “Non sono forse l’uomo della perfetta messa in scena – rassicura il neopresidente – ma sono Armin Laschet e potete fidarvi di me”.
“Non è questo il momento di affrontare la questione della candidatura alla cancelleria”, ha detto Spahn, intervistato al congresso di partito della Cdu. Rallegrandosi dell’elezione di Armin Laschet, da lui sostenuto alla candidatura ‘in team’, Spahn ha anche sottolineato che l’obiettivo non è quello di andare avanti come fatto finora, “ma portare nuovi impulsi“. A chi gli ha chiesto se fosse vero che ha sondato nei giorni scorsi gli umori del partito, in vista di un’eventuale personale corsa alla cancelleria, il ministro della Salute ha risposto: “E’ vero che ho avuto molti colloqui telefonici, per ottenere sostegno al team con Armin Laschet”.