La campagna vaccinale in Italia procede e corre spedita. E il fattore tempo è molto più importante di quanto possa sembrare. Ma sono tante le questioni che riguardano l’immunizzazione di massa. Abbiamo rivolto alcune di queste domande alla professoressa Antonella Viola, immunologa e ordinario di Patologia del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova, che è anche tra gli scienziati che sui social contribuisce con a rispondere a una domanda al giorno su Sars Cov 2. Che sull’immunizzazione di massa dice: “Il fattore tempo è comunque fondamentale” e che non posso rimanere parti di mondo in qualche modo scoperte: “Ci si salva tutti insieme”.

I vaccini attuali hanno un’efficacia del 95%, come si farà a capire e identificare quella fascia del 10% circa dove non è stato efficace?
Il 95% è altissimo. Nessun vaccino è efficace al 100% quindi nulla di strano. Se immunizzeremo almeno il 70% della popolazione, quel 5% sarà comunque protetto dalla comunità. Volendo, si può fare un sierologico per vedere come ha risposto il nostro sistema immunitario, ma non vorrei assolutamente incentivare la corsa al sierologico.

Fin quando continueranno a sussistere fasce ampie di popolazione non vaccinate (Africa, e non solo) persisterà il rischio che la pandemia torni in una sorta di ping pong sistemico? Ci si salva tutti insieme?
Sì, ci si salva tutti insieme. L’immunità di comunità (possibile solo con un vaccino ad altissima efficacia, dopo aver approvato il vaccino pediatrico o aver ridotto quel 33% di persone che dichiarano di non volersi vaccinare) ci può proteggere dalle varianti che sono neutralizzate dagli anticorpi indotti dai vaccini attuali. Se il virus mutasse in modo da rendere inefficace il vaccino, saremmo di nuovo scoperti, in qualunque parte del mondo dovesse generarsi la mutazione.

Vaccinare è importante e stiamo assistendo all’inizio di una vaccinazione di massa storica. Ma durante un’alta circolazione del virus si può premere – involontariamente – verso una mutazione/selezione del virus resistente?
Sì è possibile. La pressione selettiva esercitata dal vaccino potrebbe far emergere delle varianti resistenti. Ma questo succede anche a seguito della normale risposta immunitaria. Il fattore tempo è comunque fondamentale.

I vaccinati, possono contrarre il virus, ma possono essere anche contagiosi? C’è una differenza tra vaccini (Pfizer, Moderna)?
Non c’è differenza tra i vaccini perché sono estremamente simili. I dati preclinici sui macachi suggeriscono che i vaccinati non siano contagiosi. Inoltre per Moderna ci sono dei dati che suggeriscono la stessa cosa nell’uomo. Questo non significa che Pfizer non lo faccia: solo che non abbiamo i dati a disposizione. Sarei estremamente sorpresa di scoprire che i vaccinati possono contagiare, è inverosimile per molte ragioni.

I vaccini contro la polmonite possono essere protettivi anche contro il Covid19? Esiste una statistica che metta in relazione il gruppo di individui positivi con il sottogruppo dei vaccinati contro polmonite?
No assolutamente. Non c’è nessun dato solido che possa far pensare che l’attivazione della risposta immunitaria non specifica possa proteggerci dal Sars Cov 2.

Pfizer non può essere somministrato sotto il 16 anni e Moderna sotto i 18 anni. Quanto influenzeranno i teenager la circolazione del virus considerando lo scenario migliore in cui tutte le fasce a rischio saranno vaccinate?
La nostra priorità è vaccinare chi è a rischio di malattia severa, non solo per proteggere le persone ma anche per alleggerire il sistema sanitario. Poi si potrà pensare al resto e si dovrà farlo per non dare al virus la possibilità di mutare. Ma bisognerà farlo a livello globale perché se anche vacciniamo tutti in Italia o in Europa e il virus continua a girare e mutare in Africa non possiamo considerarci al riparo.

Si legge sui social #novax che chi si vaccina poi potrebbe positivizzarsi – a causa del vaccino stesso -, ma questo è possibile?
Nessuno può positivizzarsi come conseguenza della vaccinazione. Il vaccino induce la produzione della proteina Spike che viene spezzettata e presentata al sistema immunitario per generare anticorpi. Chi si vaccina non diventa positivo, non ha il virus, non infetta.

Una delle argomentazioni più diffuse sui social – di nuovo dei no-vax -, è quella che fa riferimento a una percentuale di reazioni avverse (anafilattiche) 10 volte superiori ai vaccini standard. Quanto è preoccupante rispetto al rapporto rischi/benefici?
È vero che questi vaccini hanno un rischio maggiore di reazioni anafilattiche: a oggi, 11,1 casi per milione di vaccinazioni. Per questo si è deciso di evitare la vaccinazione nel caso di pazienti che siano a forte rischio di reazioni allergiche gravi. Ma bisogna valutare caso per caso perché potrebbe bastare, anche nelle persone fortemente allergiche, una stretta sorveglianza dopo la somministrazione del vaccino, in modo da intervenire tempestivamente.

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