Dopo l’annuncio di una diminuzione del 29% delle consegne all’Italia che aveva fatto annunciare al commissario Domenico Arcuri l’ipotesi di azioni legali, Pfizer e BioNTech hanno fatto sapere di aver “un piano” che dovrebbe ridurre a una settimana i ritardi nelle consegne del vaccino anti-Covid, che l’Europa temeva si prolungassero per 3-4 settimane. Il piano “permetterà di aumentare la capacità di produzione in Europa e di fornire molte più dosi nel secondo trimestre – si legge in un comunicato congiunto – Torneremo al calendario iniziale di distribuzione all’Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne dalla settimana del 15 febbraio – prosegue la nota -. Per farlo, alcune modifiche al processo di produzione sono ormai necessarie“. Nei giorni scorsi Biontech aveva fatto un appello per l’approvazione degli altri vaccini sottoposti al vaglio delle autorità denunciando l’impossibilità di produrre il vaccino per tutti. A questo appello l’Ue aveva risposto con durezza facendo intendere che gli eventuali ritardi sarebbero stati provocati dalla produzione e non dagli ordini e che l’azienda tedesca era stata finanziata con 100 milioni di euro. “La campagna vaccinale italiana è partita con il piede giusto, siamo il primo paese dell’Unione europea. Le cose si sono messe nel modo giusto, ma chiediamo a Pfizer di rispettare i patti, chiediamo serietà e rigore“, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, durante un suo intervento a “Stasera Italia Weekend” su Rete 4.
Ieri “alle 15,38” “la Pfizer ha comunicato unilateralmente che a partire da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno rispetto alla pianificazione che aveva condiviso con gli uffici del Commissario e, suo tramite, con le Regioni italiane. Non solo: ha unilateralmente deciso in quali centri di somministrazione del nostro Paese ridurrà le fiale inviate e in quale misura. Analoga comunicazione è pervenuta a tutti i Paesi della Ue. La Pfizer ha altresì annunciato che non può prevedere se queste minori forniture proseguiranno anche nelle prossime settimane, né tantomeno in che misura” aveva spiegato Arcuri definendo la decisione “grave”, dalla “incredibile tempistica”, spingendo il commissario a inviare “una formale risposta a Pfizer Italia, nella quale esprime il proprio disappunto, indica le possibili conseguenze di una riduzione delle forniture e chiede l’immediato ripristino delle quantità da distribuire nel nostro Paese. Riservandosi, in assenza di risposte, ogni eventuale azione conseguente in tutte le sedi”. A Pfizer il Commissario aveva chiesto di “rivedere i propri intenti”, auspicando “di non essere costretto a dover tutelare in altro modo il diritto alla salute dei cittadini italiani”.
Dietro le “fluttuazioni” nel rifornimento, aveva spiegato Pfizer, c’è la necessità di ristrutturare l’impianto belga di Puurs per aumentare il ritmo produttivo. “Appena ho saputo del ritardo nella produzione di Pfizer – ha dichiarato ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen -, ho chiamato l’amministratore delegato: mi ha rassicurato che tutte le dosi previste per l’Ue saranno consegnate nel primo trimestre”. Anche Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Svezia avevano definito il ritardo “inaccettabile”. Forse non a caso, alla vigilia dell’annuncio del cambio di programma, Pfizer aveva ufficialmente ‘suggerito’ alle autorità italiane di estrarre anche la sesta dose dalle fiale, come già succede negli hub vaccinali dove sono state fornite le siringhe di precisione. Una soluzione che avrebbe consentito di ottenere il 20% di dosi in più rispetto al milione finora iniettate (1.002.044), il 66% di quelle disponibili.
Intanto chi ha partecipato al V-Day del 27 dicembre, fra domenica e lunedì riceverà la seconda dose: per i richiami già programmati si utilizza la riserva del 30%, ma in diverse regioni Pfizer-BioNTech è in via di esaurimento e, se necessario, si utilizzeranno le fiale dell’altro vaccino disponibile, Moderna, che è compatibile. Per questo nell’ultima parte della settimana c’è stato un rallentamento strategico nella copertura (da completare entro marzo) delle prime categorie target, 2 milioni fra operatori sanitari, personale e ospiti delle rsa, seguiti da 4,4 milioni di anziani.
Intanto la Sanofi – che ha annunciato uno slittamento per il suo candidato vaccino – e il governo francese stanno studiando la possibilità per il gruppo farmaceutico di utilizzare le sue catene di produzione per realizzare i vaccini anti-Covid dei laboratori BioNTech e Janssen come ha spiegato ieri la ministra con delega all’Industria, Agnès Pannier-Runacher. Sanofi sta lavorando allo sviluppo di due vaccini anti-Covid ma non sarà in grado di proporne nessuno dei due prima della fine dell’anno. La Pannier-Runacher ha detto di aver chiesto al gruppo farmaceutico di studiare la possibilità di mettere a disposizione la sua capacità produttiva per fabbricare vaccini anti-Covid di gruppi concorrenti. “Stiamo ragionando con loro – ha detto la ministra – e a loro volta Sanofi studia da una parte con BioNTech e dall’altra con Janssen se sia possibile”. Sanofi, da parte sua, ha fatto sapere di “valutare in particolare la fattibilità tecnica di effettuare temporaneamente certe fasi di fabbricazione per sostenere altri produttori di vaccini Covid-19”. Il gruppo farmaceutico francese ha parlato di una “riflessione ancora molto preliminare”.