Fu il primo produttore discografico ad unire al suo mestiere anche quello dell’artista, tanto da essere annoverato dalla rivista Rolling Stone al 64esimo posto nella classifica dei 100 migliori artisti di sempre. Inventore della tecnica Wall of Sound, e autentico rivoluzionario del rock e della musica leggera, Harvey Philip Spector, conosciuto come Phil Spector, è morto all’età di 81 anni, nella prigione di Stato della California, a Corcoran. Secondo il sito Tmz l’artista è morto per complicanze legate al Covid. Il produttore nel 2009 stava scontando una condanna a 19 anni di carcere per l’omicidio di secondo grado dell’attrice Lana Clarkson.
Spector ebbe una vita tumultuosa. Nonostante i successi in campo discografico, la condanna per omicidio oscurò quasi completamente la sua vita precedente. Compositore ed esecutore, spesso diveniva addirittura direttore creativo degli album che produceva, curando arrangiamenti e guidando i propri musicisti. Sua, appunto, l’invenzione della tecnica Wall of Sound, in alcuni casi chiamata anche Spector Sound: la tecnica consiste nell’aggiunta alla classica strumentazione formata da basso chitarra e batteria, di strumenti tipici delle orchestre, come archi, ottoni, triangoli, timpani e percussioni. Questi strumenti venivano registrati e poi sovrapposti, spesso raddoppiandoli o tripicandoli, così da ottenere un suono quasi unisono con un effetto quasi si riverbero. Il suono ne usciva più denso e riusciva a creare una specie di “bolla” per l’ascoltatore, che si sentiva come avvolto. Lui stesso definiva questo metodo come un “approccio wagneriano al rock”.
Le sue collaborazioni nel campo della musica leggera e rock degli anni ’60 sono innumerevoli. Ma la sua carriera iniziale spicca soprattutto per le numerose produzioni al fianco di artisti di colore, come Ben E. King, conosciuto per la sua Stand by me, per il quale compose, insieme a Jerry Lieber, la hit Spanish Harlem. Ma non solo. Con il gruppo femminile Crystals lavorò a There’s no other (Like my baby), prodotta dalla casa discografica fondata insieme a Lester Sill, la Philles Record. Portò poi alla ribalta anche un’altra band al femminile, le Ronettes, il cui brano Be my Baby risuona tutt’oggi nelle radio. Il lavoro con questi artisti di colore fu anche molto importante per avvicinare la cosiddetta “middle class” bianca statunitense al “sound” della musica dei neri.
Nel 1970 vola in Inghilterra e comincia il suo sodalizio lavorativo con i Beatles. Prima produsse uno dei primi singoli di John Lennon, poi lavorò a uno dei nastri “scartati” del gruppo, l’LP Get Back. Aggiunse archi, coriste, e realizzò il capolavoro: l’album Let It Be. La collaborazione continuò negli anni. Ma non ci fu solo quella. Spector lavorò con diverse voci, come Leonard Cohen, Ike e Tina Turner e i Ramones. Tra gli anni ’80 e 90′, però, sparì dalla scena musicale.
Spector “ricomparve” nel 2003 in seguito alla morte della modella e attrice statunitense Lana Clarkson. Venne trovata morta nella sua residenza e Spector parlò sempre di suicidio accidentale. Nel 2009 però venne processato e condannato per omicidio di secondo grado. Secondo il sito Tmz, aveva contratto il Covid quattro settimane fa. Portato in ospedale, sembrava poi migliorato, tanto da permettere il ritorno in cella. Ma complicazioni ne hanno poi causato la morte.