Dopo lo strappo di Vito De Filippo, deciso a tornare nel Pd, il secondo parlamentare di Italia viva che voterà la fiducia al governo Conte è Michela Rostan. “Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa”, dice la deputata in una nota. “Era giusto – come fatto – incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica; era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no“.
Rostan, che è vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera, è stata eletta nel 2018 tra le fila di Liberi e uguali nella circoscrizione Campania 1. Nel febbraio 2020, però, ha deciso di passare a Italia viva. Con la decisione di oggi, non è ancora chiaro quale sarà la sua prossima casa politica. “Ho ricevuto centinaia di messaggi di disappunto“, racconta la deputata. “Non ci contestano la critica al governo, che, anzi, è anche in parte condivisa. Ci contestano la scelta della rottura, che peraltro come grammatica della politica non appartiene a chi vuole rappresentare un’area moderata. La rottura, in politica, è l’ultima spiaggia, non il punto di partenza di una trattativa. Gli italiani, in questo momento, stretti tra la paura del virus, tra la preoccupazione per sé e per i propri cari, a volte attraversati dal dolore di una perdita, angosciati per le conseguenze economiche della pandemia, per il timore che la fine sia lontana, vogliono più governo non meno governo, vogliono un governo più efficiente e pronto, non un governo sfiduciato“.
Alla Camera in realtà l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte sembra avere già i voti per ottenere la maggioranza assoluta, mentre sono più incerti i numeri in Senato. Lo strappo di De Filippo e Rostan, però, testimonia che tra i renziani i malumori per la linea decisa dal leader sono fortissimi. “Se vogliamo metterci in ascolto dei cittadini, com’è nostro dovere, – conclude la deputata – noi non possiamo ignorare quell’onda di disappunto che si sente forte rispetto all’apertura di questa crisi. Abbiamo fatto uno sforzo enorme per comporre un quadro politico difficile con i 5stelle, nell’agosto del 2019, e per dare un governo al Paese, ed eravamo in tempo di pace. Ora, con la pandemia, con la paura della terza ondata, con 80mila morti, con la complessità della campagna di vaccinazione, con la difficoltà di ripartire, di ricostruire, rovesciamo il governo che noi abbiamo fatto nascere e rinunciamo alla mediazione? Mi pare un errore madornale di lettura della fase politica e di preoccupante sconnessione con il sentimento delle persone”. A suo parere, quindi, è necessario “costruire, non demolire. Costruire innanzitutto dialogo, composizione, accordo, intesa. E poi, un Paese nuovo”.