“Il premier ha detto di no al ritorno di Italia viva in maggioranza, ma noi non avevamo nessun veto su Conte“. Neanche quattro giorni dopo aver ritirato le ministre e aver aperto ufficialmente la crisi di governo, Matteo Renzi nega che per lui il problema sia mai stato il presidente del Consiglio, smentisce di avere in ballo una “questione personale” e anzi, si autodefinisce “un patriota“. Eppure nella conferenza stampa della rottura, l’ex premier aveva detto esattamente il contrario, accusando Conte di aver “creato un vulnus alle regole democratiche” e aver trasformato la democrazia in “un reality show”. Oggi Renzi, intervistato a Mezz’ora in più su Rai3, ha cercato di raccontare un’altra versione della storia: “Il tentativo di buttare la crisi su di me sta diventando imbarazzante“, perché “noi non abbiamo fatto una battaglia con Pd, Conte, M5s… abbiamo detto, possiamo cambiare? Hanno fatto costantemente spallucce”. Il leader resta sempre sulla linea (confusa) dell’ambiguità, tra il ricatto e l’apertura: “Non voteremo la fiducia al governo“, dice, confermando lo strappo, ma non escludendo l’astensione e quindi un aiuto all’esecutivo. “Se c’è da votare lo scostamento per dare soldi ai ristoratori, non me ne frega chi sia il premier, voto a favore”. Ma, “se mi si chiede: siete parte della maggioranza? Non più“. Quindi non nasconde la soddisfazione di fronte all’impasse: “Ho chiesto, discutiamo di cose serie? Il presidente del Consiglio ha detto no, vado in Aula, asfaltiamo Renzi, abbiamo i numeri per la maggioranza assoluta. A me sembra che questo non accadrà al Senato“.
In queste ore di caccia ai responsabili e “costruttori”, mentre Italia viva sembra volersi riavvicinare al tavolo al punto che alcuni nel Pd sarebbero tentati dal riaprire le trattative (non i vertici che confermano la chiusura), le offerte dei renziani continuano a non andare oltre le provocazioni. La prima a dare segnali tutt’altro che dialoganti è stata la presidente dei deputati Iv Maria Elena Boschi che, intervistata dal Messaggero, sul rientro del deputato Vito De Filippo nel Pd, ha detto: “Le cose stanno andando molto bene, decisamente meglio delle nostre più rosee aspettative“. Non più distensive le parole del presidente Iv Ettore Rosato che, a SkyTg24, ha sostenuto che, per tornare a dialogare, “il metodo in quella maggioranza va rivisto. Io non chiedo di rientrare, ma dico: guardate con quel metodo non fa andare da nessuna parte. Il problema non è Renzi ma il metodo del presidente del Consiglio. Non è vero che i problemi non ci sono e che siamo i migliori del mondo”.
Renzi è passato dal “re è nudo” a dire che “non ha un problema personale con Conte” – Renzi nell’intervista a Lucia Annunziata ha sostenuto di non aver mai avuto come mira quella di far cadere il presidente del Consiglio. Eppure la conferenza stampa del 13 gennaio, trasmessa in diretta streaming, è difficilmente contestabile. Il leader di Italia viva, ritirando le ministre e respingendo qualsiasi ipotesi di mediazione con l’esecutivo, ha attaccato il premier a partire dal suo “metodo”, ovvero l’utilizzo “ridondante delle dirette tv a reti unificate” e dei social network. “Il re è nudo”, sono state le parole esatte pronunciate da Renzi davanti a decine di giornalisti. “Risolviamo i problemi, ma pensare di farlo con un Tweet o un post su Instagram è populismo“. Ma non solo: ha parlato chiaramente di “vulnus democratico” provocato dal premier, un’accusa pesantissima di aver abusato dei poteri a scapito della rappresentanza parlamentare. Che fine hanno fatto quelle contestazioni? Oggi Renzi, nell’intervista su Rai3, dice: “Noi non abbiamo mai pensato che l’obiettivo fosse ‘cacciare Conte’. Leggo di ricostruzioni secondo cui io avrei un problema personale con Conte. C’era un modo per farlo, non dare la fiducia a un Conte-bis. Non ho niente contro Conte, ma se per sei mesi provi a dire ‘guardate qua rischiamo l’osso del collo’ e non ti danno ascolto ci sono due alternative: la prima è far finta di niente, ma io non sarà mai corresponsabile del più grande spreco di risorse della storia”. Insomma, Renzi avrebbe deciso di andare fino in fondo “da patriota” e per il futuro dei figli: “Io non sopporto questo racconto per cui è tutto un problema personale mio. Non ho un problema personale, non mi sta antipatico Conte. Ho un problema con il futuro di questo Paese che non deve andare a carte 48 e dei miei figli”.
La domanda ora è: cosa farà Italia viva in Parlamento? Renzi a questo proposito ha dato varie versioni, ma ribadito “che non voteranno la fiducia all’esecutivo“. Una risposta che non esclude la via dell’astensione, come anticipato dai renziani nei giorni scorsi, e che sarebbe un gesto di collaborazione nei confronti della maggioranza. Ma al di là dei tentativi dei renziani di tornare al tavolo, le offerte di Italia viva restano bloccate su quei paletti che hanno impedito il dialogo e che hanno portato allo strappo. “Io ho posto dei problemi politici e loro fanno telefonate per prendere senatori, lo facciano. Io non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80mila morti e che non prende il Mes“, ha detto Renzi. Proprio la condizione del Mes, rilanciata dai renziani anche nell’ultimo consiglio dei ministri a cui hanno partecipato, è stata tra i motivi di rottura. Insomma per l’ex premier il cambio dev’essere netto per permettere che le due parti tornino a sedersi al tavolo: “Io penso che non sia consentito a un politico e a una classe dirigente essere compartecipi di un disegno mediocre senza respiro e pensare che la politica sia solo accomodamento di poltrone. Sono disponibili a cambiare le cose? Ci siamo. Sennò amici come prima”.
Insomma Renzi ha rivendicato che su alcuni dossier fondamentali daranno il loro voto a favore: “Io non andrò all’opposizione dell’Italia, se c’è da votare il decreto ristori e lo scostamento di bilancio, noi i voti li mettiamo. Se c’è da mettere i voti sui denari buttati via, come quelli del cashback, allora no. Non faccio una polemica pretestuosa. Noi abbiamo fatto una battaglia per cui almeno i ministri leggessero le carte”. Le contestazioni insomma, sono esattamente le stesse che ha pronunciato il 13 gennaio, solo quattro giorni fa, e dalle quali sembra difficile poter trovare una mediazione con i vecchi alleati. E alla domanda se è rimasto stupito dal “no” all’unanimità di Pd e Leu a Italia viva, Renzi ha replicato: “A me ha stupito l’odio dei social e le minacce di morte che ho ricevuto”.
Politica
Renzi dice di non aver mai messo veti su Conte e si autodefinisce un “patriota”. Quattro giorni fa lo ha accusato di “vulnus democratico”
Il leader di Italia viva a "Mezz'ora in più" su Rai3 sostiene di "non avere un problema personale con il premier". Ed entrando nel merito del comportamento dei renziani in Aula tiene aperte più strade: diciamo sì ai ristori, ma "non voteranno la fiducia". "Non siamo in maggioranza", ha detto. "Io non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80mila morti e che non prende il Mes"
“Il premier ha detto di no al ritorno di Italia viva in maggioranza, ma noi non avevamo nessun veto su Conte“. Neanche quattro giorni dopo aver ritirato le ministre e aver aperto ufficialmente la crisi di governo, Matteo Renzi nega che per lui il problema sia mai stato il presidente del Consiglio, smentisce di avere in ballo una “questione personale” e anzi, si autodefinisce “un patriota“. Eppure nella conferenza stampa della rottura, l’ex premier aveva detto esattamente il contrario, accusando Conte di aver “creato un vulnus alle regole democratiche” e aver trasformato la democrazia in “un reality show”. Oggi Renzi, intervistato a Mezz’ora in più su Rai3, ha cercato di raccontare un’altra versione della storia: “Il tentativo di buttare la crisi su di me sta diventando imbarazzante“, perché “noi non abbiamo fatto una battaglia con Pd, Conte, M5s… abbiamo detto, possiamo cambiare? Hanno fatto costantemente spallucce”. Il leader resta sempre sulla linea (confusa) dell’ambiguità, tra il ricatto e l’apertura: “Non voteremo la fiducia al governo“, dice, confermando lo strappo, ma non escludendo l’astensione e quindi un aiuto all’esecutivo. “Se c’è da votare lo scostamento per dare soldi ai ristoratori, non me ne frega chi sia il premier, voto a favore”. Ma, “se mi si chiede: siete parte della maggioranza? Non più“. Quindi non nasconde la soddisfazione di fronte all’impasse: “Ho chiesto, discutiamo di cose serie? Il presidente del Consiglio ha detto no, vado in Aula, asfaltiamo Renzi, abbiamo i numeri per la maggioranza assoluta. A me sembra che questo non accadrà al Senato“.
In queste ore di caccia ai responsabili e “costruttori”, mentre Italia viva sembra volersi riavvicinare al tavolo al punto che alcuni nel Pd sarebbero tentati dal riaprire le trattative (non i vertici che confermano la chiusura), le offerte dei renziani continuano a non andare oltre le provocazioni. La prima a dare segnali tutt’altro che dialoganti è stata la presidente dei deputati Iv Maria Elena Boschi che, intervistata dal Messaggero, sul rientro del deputato Vito De Filippo nel Pd, ha detto: “Le cose stanno andando molto bene, decisamente meglio delle nostre più rosee aspettative“. Non più distensive le parole del presidente Iv Ettore Rosato che, a SkyTg24, ha sostenuto che, per tornare a dialogare, “il metodo in quella maggioranza va rivisto. Io non chiedo di rientrare, ma dico: guardate con quel metodo non fa andare da nessuna parte. Il problema non è Renzi ma il metodo del presidente del Consiglio. Non è vero che i problemi non ci sono e che siamo i migliori del mondo”.
Renzi è passato dal “re è nudo” a dire che “non ha un problema personale con Conte” – Renzi nell’intervista a Lucia Annunziata ha sostenuto di non aver mai avuto come mira quella di far cadere il presidente del Consiglio. Eppure la conferenza stampa del 13 gennaio, trasmessa in diretta streaming, è difficilmente contestabile. Il leader di Italia viva, ritirando le ministre e respingendo qualsiasi ipotesi di mediazione con l’esecutivo, ha attaccato il premier a partire dal suo “metodo”, ovvero l’utilizzo “ridondante delle dirette tv a reti unificate” e dei social network. “Il re è nudo”, sono state le parole esatte pronunciate da Renzi davanti a decine di giornalisti. “Risolviamo i problemi, ma pensare di farlo con un Tweet o un post su Instagram è populismo“. Ma non solo: ha parlato chiaramente di “vulnus democratico” provocato dal premier, un’accusa pesantissima di aver abusato dei poteri a scapito della rappresentanza parlamentare. Che fine hanno fatto quelle contestazioni? Oggi Renzi, nell’intervista su Rai3, dice: “Noi non abbiamo mai pensato che l’obiettivo fosse ‘cacciare Conte’. Leggo di ricostruzioni secondo cui io avrei un problema personale con Conte. C’era un modo per farlo, non dare la fiducia a un Conte-bis. Non ho niente contro Conte, ma se per sei mesi provi a dire ‘guardate qua rischiamo l’osso del collo’ e non ti danno ascolto ci sono due alternative: la prima è far finta di niente, ma io non sarà mai corresponsabile del più grande spreco di risorse della storia”. Insomma, Renzi avrebbe deciso di andare fino in fondo “da patriota” e per il futuro dei figli: “Io non sopporto questo racconto per cui è tutto un problema personale mio. Non ho un problema personale, non mi sta antipatico Conte. Ho un problema con il futuro di questo Paese che non deve andare a carte 48 e dei miei figli”.
La domanda ora è: cosa farà Italia viva in Parlamento? Renzi a questo proposito ha dato varie versioni, ma ribadito “che non voteranno la fiducia all’esecutivo“. Una risposta che non esclude la via dell’astensione, come anticipato dai renziani nei giorni scorsi, e che sarebbe un gesto di collaborazione nei confronti della maggioranza. Ma al di là dei tentativi dei renziani di tornare al tavolo, le offerte di Italia viva restano bloccate su quei paletti che hanno impedito il dialogo e che hanno portato allo strappo. “Io ho posto dei problemi politici e loro fanno telefonate per prendere senatori, lo facciano. Io non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80mila morti e che non prende il Mes“, ha detto Renzi. Proprio la condizione del Mes, rilanciata dai renziani anche nell’ultimo consiglio dei ministri a cui hanno partecipato, è stata tra i motivi di rottura. Insomma per l’ex premier il cambio dev’essere netto per permettere che le due parti tornino a sedersi al tavolo: “Io penso che non sia consentito a un politico e a una classe dirigente essere compartecipi di un disegno mediocre senza respiro e pensare che la politica sia solo accomodamento di poltrone. Sono disponibili a cambiare le cose? Ci siamo. Sennò amici come prima”.
Insomma Renzi ha rivendicato che su alcuni dossier fondamentali daranno il loro voto a favore: “Io non andrò all’opposizione dell’Italia, se c’è da votare il decreto ristori e lo scostamento di bilancio, noi i voti li mettiamo. Se c’è da mettere i voti sui denari buttati via, come quelli del cashback, allora no. Non faccio una polemica pretestuosa. Noi abbiamo fatto una battaglia per cui almeno i ministri leggessero le carte”. Le contestazioni insomma, sono esattamente le stesse che ha pronunciato il 13 gennaio, solo quattro giorni fa, e dalle quali sembra difficile poter trovare una mediazione con i vecchi alleati. E alla domanda se è rimasto stupito dal “no” all’unanimità di Pd e Leu a Italia viva, Renzi ha replicato: “A me ha stupito l’odio dei social e le minacce di morte che ho ricevuto”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".