Si tratta di fatto di una rinuncia all’estradizione. Protagonisti il Vaticano e Cecilia Marogna, la manager cagliaritana arrestata a Milano il 13 ottobre nell’indagine relativa all’ex cardinale Angelo Becciu proprio su richiesta delle autorità vaticane. Da Roma è stato chiesto che sia dichiarato il “non luogo a provvedere”. Una richiesta comunicata dal ministero della Giustizia, letta dai giudici della Corte d’appello di Milano riuniti proprio per decidere la consegna della donna. Nella comunicazione si dice anche che il Vaticano ha concesso la “libertà provvisoria” a Marogna. Il giudice istruttore vaticano, accogliendo l’istanza formulata dall’Ufficio del promotore di giustizia, il 13 gennaio “ha revocato la misura cautelare …” perché carico dell’indagata “è di imminente celebrazione il giudizio per un’ipotesi di peculato commesso in concorso con altri. L’iniziativa intende, tra l’altro, consentire all’imputata” di “partecipare al processo in Vaticano, libera dalla pendenza di misura cautelare nei suoi confronti”. .
Non è il primo colpo di scena nella vicenda. La Cassazione, lo scorso 17 dicembre, aveva disposto l’annullamento senza rinvio e con perdita di efficacia della misura cautelare. L’arresto, su mandato di cattura delle autorità vaticane, era stato convalidato dalla Corte d’appello di Milano che aveva disposto la misura in carcere. I legali Massimo Dinoia e Fabio Federico avevano fatto ricorso alla Suprema corte che aveva dichiarato l’arresto illegittimo
La donna, denominata la “dama del cardinale”, era stata arrestata per appropriazione indebita aggravata e peculato per distrazione di beni. Titolare di una società di missioni umanitarie con sede in Slovenia è diventata nota per aver ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato, per volontà dell’allora sostituto Angelo Becciu, al quale il Papa ha poi tolto i diritti connessi al cardinalato. Ufficialmente il denaro elargito da Becciu a Marogna aveva lo scopo di sostenere missioni umanitarie in Africa e in Asia. Secondo l’accusa i soldi sono stati usati per rinnovare il guardaroba e l’arredamento. Per la difesa, il denaro è invece in parte stato il suo compenso e in parte sarebbe stato usato per gli spostamenti durante le sue missioni.
I difensori hanno sostenuto anche che Marogna non poteva essere arrestata “dato che l’accordo tra Italia e Vaticano”, basato sui Patti Lateranensi, “consente l’estradizione dal Vaticano all’Italia”, ma non viceversa. I promotori di giustizia del Vaticano in un atto del 19 ottobre aveva chiarito che, sebbene “non sussistano accordi bilaterali specifici” tra Italia e Santa Sede, entrambi gli stati “hanno aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione”. Ma oggi è arrivata la rinuncia.