Il medico giudicato colpevole per l’accusa di corruzione riguardo il presunto accordo occulto stipulato con altre due coimputate (condannate a 4 anni e 4 anni e sei mesi) all’epoca dei fatti referenti commerciali della società produttrice di presidi medico-chirurgici Johnson&Johnson. L'ortopedico era imputato anche per due episodi di presunti lesioni a pazienti per i quali è stato, invece, prosciolto
Sei anni e sei mesi per corruzione. È questa la pena inflitta a Norberto Confalonieri, ex primario del Cto-Pini di Milano, accusato di presunte sponsorizzazione di protesi in cambio di denaro. L’ortopedico era imputato anche per due episodi di presunti lesioni a pazienti per i quali è stato, invece, prosciolto con la formula del “non doversi procedere”. Dalle indagini erano emerse intercettazioni ‘choc’ nelle quali il medico avrebbe parlato di un femore rotto a un’anziana di 91anni per “allenarsi”. Nel processo, tuttavia, per queste ipotesi è arrivato il proscioglimento.
Il medico era stato arrestato nel marzo 2017 con l’accusa di aver impiantato tra il 2012 e il 2015 protesi per anche e ginocchia prodotte da due multinazionali come la Johnson&Johnson (241) e la B.Braun (122) – su un totale di 458 – in cambio di soldi, regali, convegni pagati e un ritorno di immagine che gli avrebbe assicurato interventi privati nella clinica San Camillo dove lavorava. Per i pm Confalonieri aveva stretto un “accordo occulto” con i “referenti commerciali” della multinazionale per favorire l’acquisto delle protesi fornite dalla società all’ospedale ricevendo in cambio, tra le altre cose, anche la “pubblicità connessa alla sponsorizzazione” da parte dell’azienda del “servizio di approfondimento sulla chirurgia mini invasiva e computer assistita” andato in onda “su Rai 2 il 16 novembre 2015” nella rubrica Medicina 33.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Teresa De Pascale, aveva indicato come “utilità” per il medico anche queste “apparizioni televisive su reti nazionali con significativi ritorni d’immagine ed economici” per il primario. Anche nei suoi rapporti con la multinazionale B. Braun il primario – secondo l’accusa – aveva ricevuto poi “bonifici”, ma anche il pagamento di cene “per 30 invitati” e “due cravatte marca ‘E.Marinella per 2 invitati”.
Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli avevano chiesto una condanna per l’ex primario a 7 anni e oggi i giudici hanno comminato 6 anni e 6 mesi concedendo le attenuanti generiche. È caduta, invece, “perché il fatto non sussiste” la contestazione relativa a una presunta corruzione da parte della B.Braun. Già due dipendenti di quest’ultima azienda, che avevano scelto il rito abbreviato, erano stati assolti. Il luminare di ortopedia è invece stato prosciolto da due episodi di presunte lesioni arrivati a processo (una colposa e una dolosa) ai danni di suoi pazienti. L’ipotesi dolosa è stata riqualificata dai giudici in colposa ed è arrivato il proscioglimento per “difetto di querela”. Mentre per l’altra accusa colposa c’è stato il proscioglimento per remissione di querela.
“Un processo basato sul nulla dove non c’è il provento o il prezzo della corruzione, dove non c’è un bonifico, uno yacht o una qualche utilità. Sono contento di essere stato assolto dal reato che mi faceva più male: non ho mai fatto mai del male ai miei pazienti. Sicuramente faremo appello e andremo fino in fondo”, la reazione dell’ex primario del Cto-Pini di Milano dopo la condanna. Il difensore, l’avvocato Domenico Pulitanò, sottolinea come “la pesante accusa era già crollata perché priva di fondamento, sia sul fronte delle lesioni sia sul fronte della corruzione con l’assoluzione di alcuni imputati” rispetto a un capo di imputazione. “La sentenza rispecchia l’attuale clima di moralismo autoritario sul fronte della corruzione. Leggeremo le motivazioni”, conclude l’avvocato.