È uno degli ultimi testimoni dell’orrore dell’Olocausto, 90 anni di impegno civile per le libertà di tutti. Oggi, Sami Modiano, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz, sceglie di farsi di nuovo esempio di speranza e rinascita offrendo il braccio, davanti a telecamere e fotografi, per ricevere il vaccino anti Covid insieme a sua moglie Selma. Appena saputo della possibilità non ha esitato. “Fare il vaccino è necessario per noi e per gli altri, specialmente alla nostra età – ha detto dopo l’iniezione al Campus biomedico di Roma- Oggi mi sono stupito di tanta gentilezza, non mi aspettavo tutta questa attenzione. Sono grato ai dottori e agli infermieri che mi hanno vaccinato. La vita – ha aggiunto – ci mette davanti a sfide inaspettate e spesso molto dure, ma abbiamo dentro di noi la forza per superarle. Dobbiamo restare ottimisti”.
Con lui, al Campus, c’erano anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello. Il governatore ha celebrato la giornata con post sui social in cui, pubblicando la foto di Modiano, ha parlato di “un’immagine di fiducia e speranza per tutti“. “Grande emozione” da parte di Dureghello. “Sami – ha sottolineato – è un simbolo della sofferenza, della tragedia. Il suo è stato un messaggio positivo. È sempre stato determinato a sottoporsi al vaccino appena gli è stato proposto. Lui ci ha regalato tanti momenti di felicità e questo è stato l’ennesimo”. Orfano di madre, Sami Modiano fu deportato all’età di 13 anni, insieme al padre Giacobbe e alla sorella 16enne Lucia, la quale morì poco dopo seguita dal padre. Per tutta la vita Modiano ha portato in Italia e nel mondo la sua testimonianza, per non dimenticare le leggi razziali, le deportazioni e lo sterminio compiuto dai nazisti