Mario Melloni non ne può più di stare in silenzio di fronte alla crisi politica in atto e invia ogni tanto i suoi corsivi: io non faccio che girarli al Fatto. Insomma, sostiene Fortebraccio che la distanza tra Renzi e l’opinione pubblica ha raggiunto spazi siderali: ha un io ipertrofico, ha imposto la crisi in piena pandemia, fuori dal Palazzo non lo sopporta più nessuno. Aveva il 40 per cento dei consensi, “ora siamo ai decimali”. Di Renzi si può dire questo con certezza: che gli votano contro quando lo vedono perché lo vedono, e gli votano contro quando non lo vedono perché se lo ricordano. Egli ha ottenuto veramente ciò che si proponeva: di essere il Partito della Nazione, ma in negativo. Molti non sanno ancora per chi votare ma chiedono inorriditi: “Lei vota per Renzi?”; oppure: “Io per Renzi non voto”; o ancora: “A Renzi il mio voto non glielo do”. E’ l’unica certezza, nelle strade, nei luoghi di lavoro, nella Nazione. Un bel risultato.
Eppure nonostante questo i giornali gli danno enorme spazio, e se la linea ufficiale del Pd è “mai più con Renzi”, in molti al Nazareno ripetono “mai dire mai”. Ha una grande abilità di manovra, dicono gli estimatori (dal Corriere a Repubblica): ha ritirato le ministre ma non rompe i ponti, si asterrà sulla fiducia, dirà sì allo scostamento di bilancio, ai ristori, eccetera: è abile. Io in verità do una lettura diversa da quella dei giornaloni e dei padroni – li chiamavo “lor signori” – che stanno dietro. E’ che il bullo di Rignano lo vedo all’angolo, e la cosa che commuove, detto sinceramente, sono gli sforzi che compie perché questa sua decadenza non appaia. Domenica, a Mezz’ora in più, dalla Annunziata, visto il “no” a un ritorno di Iv al governo, ha detto: “Voterò i decreti più importanti. Io sono un patriota”. Un patriota? Dopo quello che ha fatto per rottamare tutto. Cerca di tenere un contatto, è chiaro, per riprendere in mano un gioco che non controlla più nonostante i compari, i comparucci, i Marcucci, e tutti i renziani infiltrati nel Pd.
Domanda: è difficile spiegare la fase politica? Capire perché Iv è uscita da un governo in cui vuol rientrare, da una maggioranza che intende “sostenere”, da un quadro politico cui vuol appartenere? No, non è affatto difficile. E’ che cerchiamo grandi spiegazioni e nobili ragioni alla crisi e invece la motivazione è semplice, lì davanti ai nostri occhi. Insomma, Renzi è l’incarnazione perfetta del peggior democristiano: “La DC era come il vescovo nelle processioni – dice Melloni -, veniva per ultima, ma soltanto nelle processioni politiche. Perché in quelle di affari aveva una sveltezza da gazzella. (…) Può darsi che esista un democristiano, in Italia, che abbia perso un treno. Non ne esiste uno che abbia perso una banca”. Questo è il dato: e state ancora a chiedervi perché Renzi abbia messo in crisi il governo? Perché è svelto come una gazzella. Ovvio. Il governo dovrà gestire 200 miliardi di euro in arrivo dall’Europa, logico che uno così voglia avere più potere per decidere come e dove indirizzarli: per il bene della Nazione, s’intende. Al momento sembra fuori gioco e si arrampica sugli specchi.
Conte ha detto ieri in Parlamento: “Devo spiegare una crisi di cui i cittadini… ma devo confessare io stesso non ravviso alcun fondamento. Non si può cancellare quel che è accaduto, adesso si volta pagina”. La Camera gli ha dato la fiducia. Che accadrà oggi al Senato? Vedremo se una parte del Pd riporterà in vita il Bullo boicottando Conte. E’ che alle parole non corrispondono i fatti (qui sembrano davvero tutti democristiani): mai più con Renzi, dicono alcuni dem, altri invece godono alle parole di Scalfarotto: “Se c’è da creare un governo migliore, noi ci siamo”. Al masochismo non c’è mai fine, sostiene Fortebraccio.