L'allarme per mettere in guardia i cittadini sull'emergenza mafiosa del post Covid-19 è lanciato dal pm Giuseppe Lombardo in un'intervista nel nuovo numero di 'lavialibera', la rivista di Libera e Gruppo Abele. Nel numero si parla anche di trasparenza e vittime ambientali
Un allarme per mettere in guardia i cittadini sull’emergenza mafiosa del post Covid-19, la denuncia della scarsa trasparenza per i cittadini delle misure di emergenza e un dossier sulla vittime ambientali, che sono 1.956 dal 2002 ad oggi. Sono alcuni degli argomenti trattati nel nuovo numero di ‘lavialibera’, la rivista di Libera e Gruppo Abele. La storia di copertina è dedicata a un dossier dal titolo “Jackpot: al Gran casinò Covid, la partita del crimine”. A lanciare l’allarme sul pericolo mafioso è Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto di Reggio Calabria. Il pericolo maggiore è rappresentato dal tentativo delle grandi mafie di approfittare della crisi mondiale per realizzare un sistema bancario parallelo a quello legale, diretto a fornire liquidità non più all’imprenditore, ma al più ampio sistema finanziario che canalizza risorse verso le grandi imprese.
“Passata l’emergenza, gli analisti mafiosi programmeranno la più imponente operazione di doping finanziario della storia recente. L’usura continuerà a esistere solo quale reato tipico delle manifestazioni criminali meno ramificate ed evolute – spiega Lombardo nell’intervista – Le grandi mafie, invece, punteranno a garantire la sopravvivenza alle categorie che non hanno altri paracaduti finanziari e vorranno consolidare il loro ruolo di ‘componenti indispensabili’ del sistema economico e finanziario mondiale”.
Nell’editoriale del nuovo numero, la direttrice Elena Ciccarello scrive della scarsa trasparenza per i cittadini su come sono state prese le decisioni governative: “Nei fatti, l’adozione di misure straordinarie è stata accompagnata da una contrazione del ruolo del Parlamento e degli spazi di confronto”, scrive. Ciccarello sostiene che la trasparenza e l’accessibilità dei dati non sono stati al centro della strategia di gestione del rischio pandemico. L’Autorità anticorruzione (Anac) ha denunciato che sui più di 14 miliardi stanziati in appalti per la crisi sanitaria, solo 5,5 sono stati tracciati e resi trasparenti dalle stazioni aggiudicatarie. “In sintesi i cittadini non possono sapere se siano stati erogati o meno, in che forme, per farci che cosa, nonostante la normativa relativa alla trasparenza amministrativa e affidi alla cittadinanza la responsabilità del controllo diffuso”, conclude.