“Era felice, ci aveva detto che presto sarebbe uscito dal carcere tornato in Italia, non può essersi suicidato”. Chiedono di conoscere la verità, la madre e il fratello di un 37enne morto in cella a Ibiza, e per ottenere risposte hanno presentato un esposto alla procura di Brindisi raccontando, sulla base delle versioni ufficiali che sono state loro date sul decesso di Marco Celeste, di Brindisi, la cui salma sta per fare rientro in Italia.
Il ragazzo si trovava in carcere dal 26 giugno scorso perché accusato di aver appiccato un incendio in un bosco. Lavorava da 4 anni all’estero, e aveva videochiamato i familiari il 29 dicembre, un giorno prima del decesso. Aveva raccontato di stare bene, di essere contento per l’imminente liberazione, di cui era certo. A insospettire i suoi cari, oltre a questo, c’è un episodio datato novembre: Celeste aveva subito un intervento chirurgico per una sospetta frattura a una gamba. Era stato riferito che se l’era procurata durante una partita di calcetto nell’istituto penitenziario in cui si trovava.
Tutto quello che è accaduto, ora, in un momento di grande angoscia, si copre di dubbi e di interrogativi. L’ipotesi del suicidio non convince: “Marco – raccontano madre e fratello – condivideva la cella con altre persone”. Vogliono saperne di più. Si sono affidati all’avvocato Giacinto Epifani che ha sporto denuncia contro ignoti e che ha chiesto il sequestro della salma, una volta che sarà tornata a Brindisi perché possa essere eseguita l’autopsia. Intendono partire da un accertamento tecnico irripetibile che appuri le cause del decesso, per ottenere la prima risposta certa che non ritengono di aver avuto.
La notizia del presunto suicidio è giunta loro attraverso il consolato italiano in Spagna. La ricostruzione dei fatti è stata operata dal personale del carcere di Ibiza. “Nessun elemento – dicono i familiari – portava a far pensare che Marco potesse realmente suicidarsi”. Nessun atto autolesionistico, insomma: “Troppi sono i dubbi sull’intera vicenda – spiegano – anche sui comportamenti vessatori posti in essere dalla polizia spagnola e riferiti durante ai colloqui telefonici”. Alla denuncia allegano tutto il carteggio sul procedimento pendente presso il Tribunale di Ibiza e la documentazione che riguarda la detenzione in carcere in Spagna. Si attendono ora le determinazioni del pm di turno presso la procura di Brindisi, valutate prima di ogni cosa le questioni relative alla competenza per indagare.