L'accusa ritiene che prove e indizi siano stati "travisati" in modo "superficiale", "frammentario" da parte dei giudici di appello e "non collegando gli uni agli altri ai fini della valutazione globale"
È arrivata in Cassazione la vicenda di Martina Rossi, la studentessa di 20 anni, morta a Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011 dove era in vacanza. Lo scorso 28 luglio erano state depositate le motivazioni con cui a giugno la Corte d’appello di Firenze aveva assolto i due imputati. Motivazioni impugnate, lo scorso ottobre, dalla procura generale di Firenze che ha sostenuto nella sentenza di appello ci sarebbero “indizi non valutati”, che la “motivazione” è “contraddittoria”, che la “valutazione” è “frazionata e priva di logica degli indizi”, che c’è stata una “travisazione di circostanze decisive”, elementi che depongono a favore del ricorso contro il verdetto che ha invece Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.
I due, residenti a Castiglion Fibocchi (Arezzo), furono condannati dal tribunale a 6 anni per tentata violenza di gruppo e morte conseguenza di altro reato. Il tribunale stabilì che Martina cadde mentre fuggiva da un tentativo di violenza sessuale. Il 10 giugno scorso il verdetto fu ribaltato in appello, dopo che il reato di morte in conseguenza di un altro reato era stato dichiarato prescritto. Tra gli elementi sottovalutati ci sarebbero un video ripreso nella questura genovese in cui Albertoni e Vanneschi esultano perché l’autopsia non aveva trovato segni di violenza. Ora il procuratore generale della Cassazione nella requisitoria scritta ha chiesto ai supremi giudici di annullare quell’assoluzione e ordinare un nuovo processo d’appello perché, come riporta il Corriere della Sera, ritiene che prove e indizi siano stati “travisati” in modo “superficiale”, “frammentario” e “non collegando gli uni agli altri ai fini della valutazione globale”. Senza contare che per i due imputati è arrivata la prescrizione di un reato che sarebbe stato commesso in conseguenza di un altro di cui non sarebbero responsabili. Giovedì i supremi decideranno.