Non poteva che essere spaventoso il bilancio annuale del mercato europeo (Ue+Efta+Uk) dell’auto: il 2020 si è chiuso con un crollo delle immatricolazioni del 24,3%, scese a quota 11.961.182. Naturalmente le cause sono tutte da attribuirsi alla pandemia e agli effetti economici derivanti. Le immatricolazioni chiudono in rosso in tutti i 30 paesi dell’area con un calo massimo del 42,8% in Croazia.
Numeri che non lasciano presagire nulla di particolarmente memorabile per il 2021: quest’anno, infatti, è attesa una ripresa che, però, difficilmente potrà eguagliare i numeri del pre-Covid. Il mercato, poi, ha avuto un andamento decisamente altalenante, con un brusco arresto in primavera, quando i lockdown hanno azzerato le vendite, per poi risalire nel periodo estivo grazie agli ecoincentivi e calare nuovamente in autunno con la seconda ondata della pandemia.
Analizzando i dati, emerge una buona crescita della quota delle auto 100% elettriche o ibride plug-in (cioè quelle ricaricabili alla spina), mentre continua la frenata del diesel. A far salire il gradimento delle vetture elettrificate sono stati senza dubbio gli incentivi statali al loro acquisto. La quota di elettriche e plug-in sul totale delle immatricolazioni resta, tuttavia, contenuta: in Germania rappresenta il 13,5% del totale, nel Regno Unito il 10,7% e in Italia appena il 4,3%.
A fare da fondamenta del mercato europeo sono, nell’ordine, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. Proprio in Germania il calo delle immatricolazioni è stato del 19,1%, “grazie ad un buon recupero nel secondo semestre dovuto anche alla riduzione temporanea dell’Iva nel secondo semestre, che ha dato una forte spinta alla domanda dei privati ed in particolare in dicembre visto che il provvedimento scadeva a fine anno”, spiega in una nota ufficiale il Centro Studi Promotor (CSP).
Male la Francia che, nonostante i generosi ecoincentivi a sostegno della domanda, ha chiuso a -25.5%. Segue l’Italia, con un pesante -27,9% sul 2019. “Nel nostro Paese le immatricolazioni sono tornate ai livelli degli anni ’70”, sostiene CSP e sarebbe andata anche peggio se, nel secondo semestre 2020, il Parlamento non avesse approvato gli ecoincentivi (rinnovati per il 2021). Malissimo nel Regno Unito, alle prese anche con gli strascichi della Brexit: in questo caso la picchiata è del 29,4%. Mentre è in caduta libera il mercato spagnolo, che ha chiuso con un -32,3%.