Non tutti i guai giudiziari di Marcello Dell’Utri finiscono in una condanna. Dopo l’archiviazione incassata a Milano, dov’era accusato di ricettazione di volumi antichi, esce indenne anche dall’indagine napoletana “madre” l’ex senatore di Forza Italia al quale la Procura di Napoli contestava il reato di concorso in peculato in relazione all’appropriazione di tredici volumi trafugati dalla Biblioteca dei Girolamini di Napoli.

Libri, è poi emerso, asportati dall’ormai ex direttore Massimo Marino De Caro, suo vecchio amico e appassionato bibliofilo, che invece per quel reato è stato condannato a sette anni, lo stesso verdetto che il pm Antonella Serio aveva chiesto anche per l’ex esponente forzista. “Sono contento che le ragioni della difesa abbiamo infine trovato ascolto”, ha dichiarato all’Ansa da Milano l’ex senatore il quale ha poi aggiunto: “Questa sentenza mi restaura in buona parte l’anima bibliofila, ma non può purtroppo restituirmi quella integrità fisica e serenità psicologica che mi sono mancate in tanti anni di accuse giudiziarie e mediatiche”. Fu l’ex direttore De Caro, condannato anche in altri procedimenti giudiziari per l’appropriazione di libri antichi (un anno per il furto di una dozzina di volumi nell’abbazia di Montecassino; un anno e quattro mesi per 30 libri presi dall’Osservatorio Ximeniano di Firenze; un anno per gli antichi erbari trafugati dalla biblioteca del ministero dell’Agricoltura) a tirare il ballo l’ex senatore a cui veniva contestata addirittura l’appropriazione di 14 volumi e non 13 (un titolo compariva due volte). Gli inquirenti partenopei gli mandarono la polizia giudiziaria a casa e lui, oltre a restituire i sei richiesti, ne aggiunse altri sette, pure questi ricevuti da De Caro, classificati nei suoi registri come un dono dell’allora direttore della Biblioteca dei Girolamini.

“Siamo molto soddisfatti – hanno dichiarato gli avvocati Francesco Centonze e Claudio Botti, legali dell’ex senatore, che ha atteso la sentenza da Milano – perché siamo riusciti a dimostrare che con la nomina di De Caro a direttore, Dell’Utri non aveva nulla a che fare. L’ex senatore non era a conoscenza della provenienza di quei libri che gli erano stati donati”. E infatti era quella la circostanza sulla quale i pm avevano dubbi: sospettavano che la nomina di De Caro fosse stata “caldeggiata” da Dell’Utri il quale poi ebbe in regalo quei preziosi volumi. Quasi parallelamente all’inchiesta di Napoli ne nacque un’altra anche a Milano: il titolare del fascicolo era il sostituto procuratore Luigi Luzi. L’indagine portò, nel 2015, al sequestro di migliaia e migliaia di volumi di proprietà dell’ex senatore, custoditi in nella sede della Fondazione Biblioteca di via Senato, di cui Dell’Utri era presidente, e in parte anche in un caveau in via Piranesi, sempre a Milano. Il pm milanese ritenne convincenti le consulenze tecniche e le memorie difensive con le quali i legali di Dell’Utri giustificarono la provenienza delle opere e, alla fine, presentò istanza di archiviazione, accolta dal Gip meneghino Laura Anna Marchiondelli. Una decisione che portò anche al dissequestro di quelle migliaia di libri.

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