Le indagini, con la collaborazione della Turchia e della Svizzera, hanno consentito di localizzare il giovane nell’area di Idlib, dove viveva con la famiglia. Il 24enne ha chiesto di potersi consegnare alle autorità italiane e gli uomini dell’Antiterrorismo, dell’Aise e della Digos di Pescara sono così andati ad Hatay, città nei pressi del confine siriano, per prenderlo e trasferirlo in un carcere italiano
Si è radicalizzato rapidamente e non aveva nemmeno 18 anni quando a ottobre 2014 partì dalla Svizzera, dove si era trasferito con i genitori abruzzesi, per raggiungere il porto di Bari e imbarcarsi per la Turchia, principale Paese d’accesso dei miliziani stranieri che si sono recati in Siria per combattere al fianco delle milizie jihadiste contro il regime di Bashar al-Assad. Il foreign fighter 24enne originario di Pescara è stato arrestato dalla polizia in Turchia e si trova adesso nelle mani delle autorità italiane con le accuse di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, arruolamento, apologia del terrorismo e istigazione a commettere crimini aventi tali finalità. Reati commessi nell’area di Idlib sotto la bandiera dell’allora Jabhat al-Nusra, braccio armato di al-Qaeda nel Paese e oggi parte del gruppo Tahrir al-Sham.
“L’indagine è partita nell’autunno del 2014 quando il giovane, figlio di italiani emigrati in Svizzera, ha iniziato a condividere l’esperienza di recarsi in territorio di guerra – ha spiegato il questore di Pescara, Luigi Liguori, nel corso della conferenza stampa sull’arresto – Non aveva ancora 18 anni. A ottobre del 2014 si è imbarcato nel porto di Bari. Si è trattato di un’indagine complessa fatta in un territorio internazionale e per giunta di guerra, un’attività svolta sui social e con strumenti di intercettazione anche sofisticati”.
All’inizio delle indagini, continua il questore, si è puntato ad “acquisire numerosi elementi probatori circa il reale sostegno del cittadino italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra. Per giungere all’individuazione dell’arrestato è stata importante la collaborazione delle polizie svizzera e turca che sono riuscite ad acquisire importanti riscontri dell’effettivo coinvolgimento del 24enne nei combattimenti sul territorio siriano contro le truppe del presidente Assad e riguardo alla sua costante presenza nell’area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dal gruppo Jabhat al-Nusra”.
A carico del giovane, nell’ottobre del 2017, era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare, con mandato di arresto europeo e successiva diffusione delle ricerche in campo internazionale. L’operazione ha permesso anche la messa in sicurezza del nucleo familiare del 24enne composto dalla moglie tedesca di origini turche e di quattro figli minorenni (di 10, 5, 4 e 2 anni), di cui gli ultimi tre nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani, che sono rimasti in Turchia per volere della famiglia.
La svolta nelle indagini è arrivata a marzo 2019, quando lui stesso ha cominciato a mostrare un minor convincimento rispetto alla scelta fatta. La consegna volontaria è arrivata dopo una lunga attività investigativa e dopo l’emissione del provvedimento cautelare a suo carico. Particolarmente complesso il rientro: quando il giovane, infatti, ha deciso di consegnarsi, si è dovuto costituire a una milizia siriana filo-turca. L’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo dell’Aquila è stato eseguito ieri dalla Polizia di Pescara insieme al personale del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp-Ucigos.
“È stato soddisfatto un aspetto di giustizia internazionale perché garantiamo al nostro cittadino di avere un processo in Italia ed è importante aver portato via da un territorio di guerra i bambini e la moglie che ora sono al sicuro ma che sono rimasti all’estero, in Turchia”, ha concluso Liguori.
“Sono 146 i foreign fighter italiani che conosciamo”
“Abbiamo una lista di 146 foreign fighter italiani. Di alcuni di loro conosciamo esattamente la posizione all’estero, come nel caso del 24enne arrestato ieri. Tra questi poi ci sono persone impegnate nel proselitismo, di alcuni non sappiamo che fine abbiano fatto, magari sono in carcere o sono deceduti”, ha spiegato Fabio Berilli, primo dirigente del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della polizia, nel corso della conferenza stampa.v”Non è il primo che siamo riusciti a far rientrare nel nostro territorio nazionale. Questa – ha spiegato – è un’attività che gestiamo in stretto contatto con l’autorità giudiziaria attraverso un tavolo tecnico”.
Anche la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, si è voluta congratulare con le autorità italiane per il successo dell’operazione. “L’operazione della Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica dell’Aquila che ha condotto all’arresto del foreign fighter italiano per associazione con finalità di terrorismo internazionale, conferma l’efficace azione di prevenzione svolta dai nostri apparati di sicurezza e intelligence, anche grazie alla intensa e proficua collaborazione con gli altri Paesi”, ha dichiarato. La responsabile del Viminale ha inoltre ribadito “la necessità di porre massima attenzione e impegno per contrastare la radicalizzazione e il reclutamento tra le fila dei gruppi terroristici, attraverso il monitoraggio continuo del fenomeno e l’intensificazione dello scambio internazionale di informazioni per rintracciare le persone coinvolte in attività terroristiche”.
(Immagine d’archivio)