Non bastavano le tante eccezioni alla sospensione dei mutui per chi è stato danneggiato dal coronavirus e le grasse commissioni sui Piani individuali di risparmio. Per mettere una toppa al sistema bancario italiano, con il 2021 sono arrivate altre due novità che torneranno utili agli istituti di credito per tamponare la flessione dei margini legata ai tassi vicini allo zero. Da un lato infatti, le nuove regole europee hanno imposto una nuova classificazione dei crediti deteriorati per migliorare la patrimonializzazione delle banche. Norme che però rischiano di scaricare i costi sui clienti. Dall’altro il Consorzio Bancomat sta rivedendo il meccanismo di commissioni sui prelievi in Atm, mettendo i presupposti per una minore trasparenza sui prelievi. Con la possibilità a breve di aumenti indiscriminati sulle commissioni al bancomat. In entrambi i casi il banco vince sempre come fanno notare le associazioni dei consumatori. Meglio quindi sempre leggere con attenzione le comunicazioni su cambiamenti delle condizioni di contratto.

Il servizio aggiuntivo (con commissioni di scoperto) – Le nuove norme europee prevedono la svalutazione automatica nei bilanci bancari dei crediti in default, definiti tali dopo 90 giorni di ritardo di pagamento per un ammontare pari a 100 euro per le persone fisiche e 500 euro per le imprese. Di conseguenza se non si ha uno scoperto di conto corrente si può diventare cattivi pagatori anche solo per una bolletta da 100 euro che porta il conto in rosso per tre mesi. E magari essere anche segnalati alla centrale rischi. Il risultato è che per evitare un disastro alcune banche hanno pensato bene di rivedere le condizioni di conto corrente dei clienti prevedendo esplicitamente la possibilità di un fido. Con tutti gli annessi e connessi del caso. Incluse le eventuali commissioni di scoperto. In pratica, grazie alle nuove norme, finalizzate a rendere più solidi i bilanci bancari, i clienti si ritrovano un “servizio” in più, finora non necessario.

“In buona sostanza, è scomparso l’affidamento di fatto – ha spiegato al fattoquotidiano.it il presidente dell’Adusbef, Antonio Tanza – Proprio per discutere di questo cambiamento il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, presso il ministero dello Sviluppo economico, ha organizzato un incontro con la Banca d’Italia. L’obiettivo è verificare quali sono le conseguenze della modifica. E soprattutto evitare che le banche ne approfittino”. Come ha riferito il Sole 24 Ore del 5 dicembre scorso, c’è chi ha pensato da tempo di mettersi al riparo da eventuali rischi: già prima della fine dell’anno la Banca Nazionale del Lavoro (gruppo BNP Paribas), aveva inviato lettere alla clientela avvertendo che gli addebiti automatici di lì a due giorni sarebbero stati bloccati – rendendo il cliente moroso – in caso di insufficiente liquidità sul conto. Ma non si tratta di certo dell’unico caso. Anzi. “Basta che il cliente non paghi una bolletta – per 90 giorni – e automaticamente tutti i finanziamenti vengono contagiati e segnalati sulle centrali di allarme”, dice Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo No profit.

L’ipotesi di aumento dei costi di prelievo – Intanto, mentre le banche facevano i conti con le nuove norme comunitarie, il Consorzio Bancomat, di cui sono socie le più importanti banche italiane, ha ipotizzato una modifica al meccanismo di remunerazione dei prelievi con un progetto che è al vaglio dell’Antitrust. Attualmente, come ricorda Assoutenti, alcune banche offrono ai propri clienti il prelievo gratuito, mentre per altre chiedono fino a 2 euro ad operazione, indipendentemente dall’importo prelevato. “Non solo: negli ultimi due anni i costi medi annui per la gestione di bancomat e carte di credito hanno subito un rincaro del +8,5%”, spiega l’associazione. Ad ogni modo, indipendentemente dalla scelta commerciale di ogni istituto, ogni prelievo è remunerato (50 centesimi) attraverso una commissione interbancaria. Il Consorzio vorrebbe però introdurre un modello alternativo che punta ad eliminare la commissione fra banche scaricando il costo sul cliente che usa l’Atm per prelevare contanti.

Ogni banca, proprietaria di una rete di Atm, potrà quindi fissare il suo prezzo per il prelievo. Il costo del servizio sarà noto prima dell’autorizzazione all’operazione di prelievo: a quel punto, dunque, si dovrà scegliere se procedere oppure annullare a tutto e andare a cercare un altro sportello. Chi vede il bicchiere mezzo pieno sostiene che la nuova modalità che vorrebbe introdurre il Consorzio consentirà maggiori investimenti sulla rete di Atm. Chi lo vede invece mezzo vuoto, intravede invece l’ennesimo regalo alle banche. “Se si vuole incentivare l’uso di moneta elettronica, basta semplicemente accollarne il costo allo Stato – commenta Tanza – Così si rischia solo il caos con le banche che si mettono in tasca un sacco di soldi e le famiglie che saranno le uniche a rimetterci”. Soprattutto se ci sarà opacità nelle tariffe per ogni prelievo effettuato in una banca diversa. Toccherà così studiare come fare a spendere meno per prelevare contanti dal proprio conto corrente.

“Se passerà la proposta di Bancomat, attualmente al vaglio dell’Antitrust, si determinerà una vera e propria stangata a danno dei consumatori e una lesione dei loro diritti – ha chiarito il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi – Le banche potranno scegliere in totale autonomia le commissioni da far pagare sui prelievi agli sportelli, e solo al momento di eseguire l’operazione il consumatore verrebbe a conoscenza di tali costi, con una violazione della trasparenza”. Inoltre, secondo Assoutenti, la modifica “creerà evidenti disparirà di trattamento tra cittadini: chi infatti risiede in piccoli comuni, aree montane o zone isolate dove ci sono pochi Atm sarà costretto a sottostare a nuovi costi non avendo possibilità di scelta tra vari istituti”. Per non parlare del fatto che l’operazione rischia di essere un boomerang per gli istituti di credito che non hanno reti come Che banca! oppure Fineco.

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