Televisione

Tredici ore in video in tre giorni: Enrico Mentana prova a battere se stesso. La sua prima ‘maratona’? Con Carlo e Diana

Chi ricorda la prima maratona di "Chicco"? E qual è stata quella che ha ottenuto ascolti più alti? Tante domande, una sola certezza: lui c'è

di Francesco Canino

Mentre la tempesta scuote i palazzi della politica, c’è almeno una granitica certezza cui appigliarsi: la Maratona Mentana. Fedele al motto «perché giocare di sottrazione quando puoi moltiplicare?», Enrico Mentana è il leader forte che con un occhio guarda ai numeri della fiducia a Conte con l’altro al pallottoliere «maratonesco» per provare a battere se stesso. Eguagliare le venti ore consecutive in video è complicato – il record è del 4 marzo 2018, in occasione delle elezioni politiche italiane – ma il direttore del Tg di La7 ha tentato un’altra strategia: spalmare su tre giorni la maratona, prima con la doppietta sulla crisi del Governo Conte, poi con lo «specialone» per l’insediamento di Joe Biden.

TREDICI ORE IN VIDEO IN TRE GIORNI

Mentre i conti per Conte si fanno complicati, per Mentana a La7 è tutto più semplice. Lunedì 18 gennaio è stato in onda dalle 17 alle 20 (più la mezz’ora del telegiornale), poi dalle 21.20 fino a mezzanotte; la mattina di martedì 19 ha lasciato le redini all’ottima Gaia Tortora ma poi presidierà la diretta dalle 17 in avanti fino al tg e alla chiama finale in Senato. Ma non è tutto. Appena il tempo di riprendere il fiato e cambiare cravatta e mercoledì 20 gennaio riparte per raccontare l’«investitura» del quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti. Un po’ responsabile, un po’ costruttore ma soprattutto volonteroso acrobata della diretta, in tre giorni totalizzerà quasi tredici ore di diretta. Roba che solo un’altra immarcescibile stavanovista del piccolo schermo può arrivare a tanto: Barbara Palombelli.

MENTANA IN TV ANCHE QUANDO LA TV È SPENTA

Non tutti lo ricordano ma la prima maratona di Mentana risale al 1981 (era sua la telecronaca del matrimonio di Carlo e Diana) poi nell’’88, quando ancora lavorava al Tg1, si trovò a commentare le elezioni americane e la vittoria di George Bush padre. Un’era geologico-televisiva fa. Ma cesellando a sua immagine e somiglianza il meccanismo e approdando a La7, ne ha fatto un vero e proprio brand, fino a incarnare al meglio quella categoria di volti della tv che stanno in video anche quando il video è spento: tu accendi il televisore e sai che nei momenti chiave della vita politica italiana e internazionale, lui c’è. Inscalfibile fondista della diretta, feroce battutista ma anche grande riempitore di vuoti, manda avanti la baracca anche quando c’è poco e niente da dire: se la votazione in Senato inizia alle 18, lui arriva almeno un’ora prima (e se ne va almeno un’ora dopo gli altri) con il suo carico di opinionisti, sondaggisti e editorialisti che s’infilano in studio alla spicciolata tra un collegamento stracult e l’altro con gli storici e stoici inviati Alessandra Sardoni e Paolo Celata (memorabile l’ultima stoccata, di pochi giorni fa: «Paolo, sei lì con Diego Bianchi? Mi fai un cenno quando lavori per noi?»). E più la crisi si fa tosta, meglio Mentana performa, con le sue frecciate al vetriolo, i rimproveri alla regia i vaffa ai disturbatori e i duetti con gli ospiti più tendenza late show che salotto paludato. Un mega mix da annali della tv che ingolfa di tweet e meme i social e scatena l’entusiasmo incontenibile delle «bimbe di Enrico Mentana».

LA KILLER APPLICATION DI LA7

C’è la rete all news e c’è la all-Mentana. Urbano Cairo l’ha capito bene e ha subito dato carta bianca al suo volto di punta, capace di scattare in piedi appena c’è qualcosa di gustoso da raccontare e trasformarsi all’evenienza in killer application di La7. Perché, soprattutto quando l’atmosfera si fa calda, gli ascolti salgono – si va dagli oltre 2,2 milioni per le elezioni del 2018 al minimo storico, 400 mila spettatori, per le primarie Usa – e le ore in video si moltiplicano. I suoi fan hanno calcolato che solo nel 2020, dallo speciale per le regionali del 26 gennaio alle elezioni americane del 4 novembre scorso, Mentana ha accumulato circa trenta ore in diretta. E, vista la crisi di Governo, tutto lascia pensare che nel 2021 i numeri saranno ancora più alti. Una gara di resistenza della parola per fortuna, come ha scritto il critico dei critici tv, Aldo Grasso, «ogni tanto interrotta dalla pubblicità, come una sorta di time out». Ma come fa Mentana a resistere? «L’adrenalina è un fattore fondamentale: ci sono talmente tante cose da preparare che la tensione non permette di addormentarsi. Poi ci vogliono esperienza e soprattutto molta concentrazione», rivela a chi gli chiede il segreto del successo delle sue imprese tv da Guinness. Quanto al cibo, abbondano i caffè e i tranci di pizza (dunque niente messaggi post diretta alla compagna, la giornalista Francesca Fagnani, del tipo «butta la pasta, sto arrivando»), da condividere con i commentatori fissi diventati sue spalle ideali, da Marcello Sorgi a Marco Damilano, accolto in studio da Mentana con una delle battute diventate iconiche: «Sullo sfondo potete vedere la brandina che lui utilizza negli studi de La7…». Meno male che Chicco c’è.

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