Prima di lasciare il suo incarico, il tycoon ha anche commutato le condanne di altre 70 persone per un totale di 143 provvedimenti. Il suo ex consigliere era accusato di una maxi-truffa da 25 milioni di dollari. Buti, invece, più di 20 anni fa fu accusato di frode finanziaria, ma "non è mai stato condannato negli Stati Uniti". In Italia invece ha riportato una condanna a 5 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta
Il presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump ha concesso la grazia al suo ex consigliere Steve Bannon, accusato di truffa, a poche ore dal suo addio alla Casa Bianca. Prima di lasciare il suo incarico, il tycoon ha assunto lo stesso provvedimento nei confronti di altre 72 persone e ha anche commutato le condanne di altre 70 persone. In totale quindi i provvedimenti firmati da Trump sono 143, ma tra loro non risultano né il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, né la ‘talpa’ dell’Nsa, Edward Snowden. Smentite le ipotesi che il presidente graziasse se stesso e il suo avvocato Rudolph Giuliani.
Tra i graziati da Trump c’è invece il faccendiere italiano Tommaso Buti, imprenditore fiorentino. Tramite la sua legale Valeria Calafiore Healy, Buti ha ringraziato Trump: “Il provvedimento del presidente americano – sottolinea il suo avvocato in una nota – riguarda ipotizzati reati contro il patrimonio occorsi più di 20 anni fa e per i quali l’imprenditore italiano fu già processato in Italia e alla fine prosciolto dalla Corte di Appello nel 2007″.
L’ex capo stratega della Casa Bianca era stato arrestato ad agosto con l’accusa, in concorso con altre tre persone, di truffa per la raccolta fondi online We Build The Wall, ideata per la costruzione del muro al confine tra Stati Uniti e Messico. I procuratori federali di Manhattan lo accusavano insieme a Brian Kolfage, Andrew Badolato e Timothy Shea, suoi soci, di aver “escogitato una truffa ai danni di centinaia di migliaia di donatori” grazie ai quali erano stati raccolti 25 milioni di dollari.
Buti, invece, più di 20 anni fa fu accusato di frode finanziaria, ma “non è mai stato condannato negli Stati Uniti”. Imprenditore nel campo degli orologi di lusso, noto anche per aver fondato nel 1995 a New York la catena dei Fashion Cafè con socie come Claudia Schiffer e Naomi Campbell. Il modello venne poi replicato a New Orleans, Londra, Manila, Mexico City e Barcellona. È proprio per il fallimento di questa catena e per il mancato pagamento di creditori che Buti fu arrestato in Italia a fine 2000 su richiesta della magistratura di New York per riciclaggio e truffa aggravata. Ma l’imprenditore non è mai stato estradato negli Stati Uniti.
Amico di Flavio Briatore, per il quale organizzò una cena a Riyad alla quale partecipò anche Matteo Renzi, e Adrian Mutu, Buti è stato condannato dal Tribunale di Firenze a 5 anni e 10 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta per distrazione per il fallimento della Sfere, una società che avrebbe dovuto fornire consulenza e progettazione per gli orologi a marchio “TB Buti”, e infedele dichiarazione dei redditi nel 2012, 2013 e 2015. Per l’accusa non avrebbe dichiarato redditi per oltre 2,3 milioni di euro. Condannato anche suo fratello maggiore, Francesco, a quattro anni e mezzo.
La società Sfere è stata fondata nel 2010 e dichiarata fallita nel 2016. Proprio allora è iniziato l’intervento della Guardia di finanza, che ha aspettato Buti al ritorno da Parigi con un provvedimento del gip che ne ordinava gli arresti domiciliari. A provocare lo scoperto sarebbero state le spese dei fratelli Buti che avrebbero usato i soldi della società a uso personale e ai quali si imputa di aver sottratto alle casse dell’azienda circa 3 milioni di euro dal 2011 al 2015. L’accusa cita vacanze in resort super lussuosi, i noleggi di macchine costosissime, decine di migliaia di euro puntati in una sala scommesse di Sesto Fiorentino e tutto quanto contribuisce a uno stile di vita al massimo del lusso.