Dopo gli avvertimenti lanciati nei giorni scorsi dal commissario Domenico Arcuri si è passati all’azione o quasi. Il governo italiano ha deciso di attivare l’Avvocatura Generale dello Stato per valutare i diversi profili di responsabilità della casa farmaceutica Pfizer in caso di inadempienza e le possibili azioni da intraprendere a tutela degli interessi del Paese e dei cittadini, alla luce dei ritardi nelle consegne e del taglio delle dosi annunciato nei giorni scorsi. Ma subito dopo una dichiarazione dell’azienda al Financial Times ha fatto capire che la strada dell’eventuale ricorso potrebbe rivelarsi molto complicata. “Rispetteremo i nostri impegni sulle consegne in linea con gli accordi esistenti, che sono sempre stati basati sulla fornitura di dosi, e non di fiale“. La questione non è di poco conto: visto che l’Ema a inizio gennaio ha dato via libera a ricavare da ogni fiala 6 dosi e non 5 come si pensava all’inizio, ogni Paese di fatto sta ricevendo il 20% di dosi in più rispetto a quanto previsto dal contratto firmato dalla Ue – e dunque rispetto alla cifra pagata.

Il quotidiano finanziario dà per assodato che, al netto della riduzione temporanea per riconfigurare lo stabilimento belga e “fare scorta di materie prime”, Pfizer e Biontech hanno semplicemente “risposto alle nuove linee guida” sul numero di dosi “riducendo il numero di fiale” e aumentando in parallelo le consegne a Paesi extra Ue (“in via di sviluppo”, scrive il Ft). Cosa che inevitabilmente danneggia chi non ha le siringhe di precisione necessarie per estrarre l’esatta quantità da somministrare a ogni paziente. L’Italia le ha acquistate, per cui sulla carta non dovrebbe avere problemi. La Commissione, interpellata a sua volta, si è limitata a far sapere che l’estrazione della sesta dose è “benvenuta” ma le consegne “devono essere rispettate”. Più tardi è arrivata la notizia che le mancate consegne – 35-40% in meno di dosi a livello Ue questa settimana – saranno recuperate entro la settimana del 15 febbraio. La media tra questa settimana e la prossima riporterà la percentuale delle dosi consegnate al 92%. Il restante 8% sarà recuperato nella settimana del 15,prima di quanto previsto fino a sabato. I tagli e i ritardi ovviamente non riguardano solo l’Italia. In difficoltà anche Germania, Danimarca e Francia.

Il contratto con la Ue secretato – Il contratto con Pfizer-Biontech è stato firmato a livello europeo per tutti gli Stati membri dalla Commissione e i suoi contenuti sono secretati. Si sa che esistono penali in caso di ritardi, che però scattano solo se l’azienda non rispetta i tempi di consegna su base trimestrale: nel caso dell’Italia, solo se il nostro Paese non dovesse ricevere entro marzo 8 milioni e 749mila dosi, così come prevede il Piano vaccini. Tra gli obblighi di Pfizer quello di distribuire le dosi in modo omogeneo a livello nazionale. Cosa che in questi giorni non sembra stia accadendo, dal momento che alcune Regioni hanno continuato a ricevere lo stesso numero di vaccini di prima e altre hanno subito tagli fino al 50%. Come nel caso di Veneto ed Emilia-Romagna. Il governatore Luca Zaia ha chiesto di “sapere qual è l’impegno contrattuale con Pfizer”, sottolineando che “dopo aver fatto delle verifiche, ho riscontrato che è vero che il taglio è avvenuto anche in altri Paesi europei. Anzi, sembra che in Germania si sia tagliato anche più che in Italia, e così in Francia. Mi resta il dubbio, e non vorrei mai che fosse così, che l’azienda abbia fatto il conto su cinque dosi per fiala, mentre noi siamo bravi e ne facciamo sei”.

L’ipotesi di un esposto in procura – Arcuri martedì, nel corso di un vertice con le Regioni, ha annunciato che “nel corso della prossima settimana non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne“. Dopo il taglio di 165mila dosi settimanali annunciato venerdì, il gruppo farmaceutico ha fatto sapere solo alle 17 di lunedì, quando le fiale di vaccino sarebbero già dovute essere in Italia, che avrebbe ritardato ulteriormente la distribuzione, portando a destinazione la maggior parte delle fiale, poco più di 241mila, solo mercoledì. E ora è arrivato l’annuncio di una ulteriore riduzione per la settimana prossima. Arcuri ha spiegato che sul tavolo c’era appunto l’ipotesi di presentare un esposto in procura: “La tutela della salute dei cittadini italiani non è una questione negoziabile”. Gli uffici del commissario ieri avevano già pronto un dossier da trasmettere all’Avvocatura generale.

Sullo sfondo aleggia anche un sospetto che lo stesso Arcuri non ha smentito, cioè che Pfizer sia stata costretta a ridurre le consegne in Europa per favorire Paesi che pagano di più, dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi. Le conseguenze dell’intoppo, qualunque sia la causa, sono già visibili: la somministrazione per gli over 80 e i 400mila pazienti oncologici, ematologici e cardiologici è stata posticipata di due settimane. Poi c’è il nodo della seconda dose per i richiami, prevista 21 giorni dopo la prima. L’ipotesi di un ‘meccanismo di solidarietà‘ tra regioni – chi ha conservato più dosi ne cederebbe una parte a quelle che hanno somministrato di più senza tenere le scorte, la Campania e il Veneto su tutte – resta ancora in piedi, anche se tra i governatori una linea comune non c’è.

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