Cambia presidente e cambiano i gusti. Estetici e culturali. Anche la nuova versione dello Studio Ovale voluta da Joe Biden marca la distanza da Donald Trump, la cui eredità è già stata parzialmente cancellata a poche ore dal giuramento con la firma di 17 ordini esecutivi. Il presidente ha deciso di eliminare il busto di Winston Churchill – regalato a George W. Bush da Tony Blair nel 2001 – e le bandiere con i simboli militari volute dal suo predecessore, strenuo difensore delle tradizioni, anche quelle più controverse: al loro posto dietro alla sedia del presidente, una bandiera americana e una con i simboli presidenziali e l’iconico sigillo con l’aquila dalla testa bianca che stringe tra gli artigli tredici frecce ed un ramo d’ulivo. Completamente rinnovati infine la carta da parati, i tappeti e i tendaggi della vetrata, scelti in un color oro più scuro e decisamente più sobrio.
Non solo. Al posto del presidente populista Andrew Jackson è stato scelto il busto di un grande uomo di scienza, Benjamin Franklin. E poi i ritratti di Thomas Jefferson e Alexander Hamilton, due padri della patria con idee spesso divergenti ma convinti sostenitori della necessità di lavorare insieme, in maniera bipartisan, per far avanzare la democrazia. Anche dai nuovi arredi dello Studio Ovale, completamente rinnovati in poche ore durante le celebrazioni dell’Inauguration Day, emerge la drastica svolta che Joe Biden vuole imprimere al Paese rispetto alla Casa Bianca di Donald Trump. Una svolta fondata sulla fiducia in medici e scienziati per superare la piaga della pandemia e sul dialogo con l’opposizione in Congresso per superare le divisioni senza precedenti che dilaniano il Paese.
Così tra le altre opere volute dal neopresidente e sistemate su mobili e pareti della stanza che rappresenta il centro del potere ci sono i busti di Martin Luther King, Rosa Parks e Bob Kennedy, icone della lotta per i diritti civili in America. E poi gli immancabili ritratti di George Washington, il primo presidente, e Abraham Lincoln, colui che ha abolito la schiavitù. Al centro della parete di fronte alla postazione del Commander in chief un quadro più grande raffigura Franklin Delano Roosevelt, il presidente che ha tirato fuori l’America dalle sabbie mobili della crisi più profonda della sua storia, quella della grande recessione tra gli anni ’20 e i ’30.
Un altro busto, quello di Cesar Chavez, sindacalista di origini latinoamericane e attivista per i diritti degli ispanici, campeggia invece tra le fotografie della famiglia Biden, poste sulla credenza alle spalle del ‘resolute desk’, la scrivania presidenziale. Quest’ultima, per volere del neopresidente, è la stessa usata da Donald Trump e da Barack Obama, anche se avrebbe potuto sceglierne un’altra tra le otto che di solito vengono offerte al nuovo inquilino della Casa Bianca.