Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha rilevato circa 16.800 casi nel Regno Unito della cosiddetta variante inglese, e circa 2.000 casi in 60 Paesi in tutto il mondo, 23 in Europa. Circa 570 casi di un’altra variante, anche più infettiva, scoperta per la prima volta in Sudafrica sono stati rilevati in 23 Paesi, con 27 casi in 10 Paesi europei.
Le varianti di Sars Cov 2, l’inglese la sudafricana o le brasiliani, preoccupano il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. L’aumento di contagi in alcuni paesi sembra esponenziale. L’Ecdc ha sollecitato gli stati a preparare misure più rigorose e ad accelerare con le vaccinazioni per i rischi legati alle varianti più infettive. “Il messaggio chiave è prepararsi ad un rapido aumento del rigore nelle misure di risposta nelle prossime settimane per salvaguardare la capacità sanitaria e per accelerare le campagne di vaccinazione”, ha affermato l’agenzia Ue con sede in Svezia in un nuovo rapporto.
I paesi “dovrebbero aspettarsi un aumento del numero di casi di Covid-19 a causa della diffusione graduale e della possibile prevalenza delle varianti con maggiore trasmissibilità“. Ed il tasso di diffusione dipenderà dal livello delle misure di prevenzione adottate. L’Ecdc ha rilevato circa 16.800 casi nel Regno Unito della cosiddetta variante inglese, e circa 2.000 casi in 60 Paesi in tutto il mondo, 23 in Europa. Circa 570 casi di un’altra variante, anche più infettiva, scoperta per la prima volta in Sudafrica sono stati rilevati in 23 Paesi, con 27 casi in 10 Paesi europei. Secondo l’agenzia Ue, le misure restrittive sono importanti nella misura in cui “i gruppi di popolazione che guidano la trasmissione non saranno vaccinati per alcuni mesi“. Al momento il vaccino Pfizer/Biontech conferma l’efficacia contro la varianate inglese.
“Il rischio che si sviluppino col tempo varianti che sfuggano al vaccino esiste, ma la notizia positiva è che i nuovi vaccini sono facilmente adattabili ai nuovi ceppi: potrebbe accadere con il coronavirus, insomma, ciò che avviene già per il vaccino antinfluenzale” spiega all’Adnkronos Salute Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma.In ogni caso, sottolinea, “i primi riscontri sembrano positivi: in uno studio, per il momento pubblicato in preprint, Pfizer e BioNTech hanno creato due pseudovirus, uno con le caratteristiche del ceppo di Wuhan e l’altro con le mutazioni della variante inglese, e hanno riscontrato che gli anticorpi prodotti dal vaccino Pfizer hanno lo stesso effetto neutralizzante su entrambi. Preoccupa che in tre Paesi lontani tra loro – Inghilterra, Sudafrica e Brasile – siano emerse, più o meno allo stesso tempo, mutazioni nel genoma virale della proteina Spike, in alcuni casi identiche tra loro e che sembrano rendere il virus più efficiente nell’infettare l’ospite umano. Sembra indicare un processo di evoluzione del virus, nel quale alcune mutazioni, che nascono casualmente da errori di replicazione del Rna virale, rendono il virus più adatto all’ambiente nuovo nel quale si trova (l’uomo) e dunque prevalgono sulle altre: è la lezione di Darwin“.
Intanto “fiammate” locali di contagi – che esplodono in modo esponenziale in alcune zone della Francia – alimentano negli ultimi giorni l’ipotesi di una nuova variante sconosciuta. Nell’ospedale di Compiègne, a nord di Parigi, sono 160 i pazienti contagiati e la cosiddetta variante inglese, subito sospettata, è stata esclusa dalle analisi. Analogo fenomeno è stato registrato nel sud-ovest, nel centro e nell’est dove in diversi ospedali si registra una media di contagi molto più alta di quella nazionale. Nell’ospedale di Compiègne, oltre ai degenti, si sono contagiati 75 membri del personale, medico e paramedico, portando il totale dei contagi a cifre toccate soltanto nella prima ondata. La direttrice dell’ospedale, Catherine Latger, ha detto alla radio Europe 1 che “la variante inglese non è stata individuata” nelle analisi dei contagiati: “Abbiamo chiesto nuove analisi per verificare la presenza di nuove varianti non identificate”, ha aggiunto.
Per questo da settimane gli scienziati, impegnati a tutti i livelli contro la pandemia, chiedono una struttura che sia in grado di monitorare, con i sequenziamenti, il virus. Che “sono certamente pochi per poter pensare di basare su di essi un efficiente sistema di sorveglianza genomica – avverte Ippolito -. Su poco più di 400.000 sequenziamenti effettuati in tutto il mondo ed archiviati sulla banca dati Gisaid (iniziativa internazionale che raccoglie i dati genomici dei virus influenzali e del coronavirus, ndr) al 21 gennaio oltre 175.000 sono stati effettuati in Gran Bretagna, poco meno di 80.000 negli Usa. Quelli effettuati in Italia sono poco meno di 2.500: non siamo molto lontani dai valori della Francia (3.400) e della Germania (3.700). Certamente pochi per una sorveglianza efficace”.
Istituire in Italia una rete di laboratori per il sequenziamento a tappeto del virus è il cuore di una petizione online lanciata su Change.it dall’organizzazione no profit ‘Biologi per la scienza’ rivolta al ministero della Salute, dell’Università e ricerca e al Comitato tecnico scientifico, che ha già raccolto quasi 3.000 firme. Si tratterebbe di individuare dei laboratori che insieme siano in grado di sequenziare giornalmente un gran numero di campioni virali prelevati da individui risultati positivi, che sia o nel campione giornaliero completamente casuale corrispondente a una certa percentuale dei positivi, o tra chi proviene da luoghi a rischio, come le grandi città o l’estero, o tra i pazienti peculiari, come i Long-Covid I dati ottenuti dovrebbero essere condivisi sul database liberamente accessibile Gisaid.org.