Calcio

“Ho fatto Tredici”: 70 anni fa la prima schedina entrata nell’immaginario collettivo

Il Totocalcio nasce nel 1946 con 12 pronostici, dal 21 gennaio 1951 ne viene aggiunto un 13esimo: quel numero entrerà in breve tempo nel linguaggio comune, stringendo un rapporto passionale con gli italiani fino ad arrivare sul grande schermo. Un rapporto che oggi non è scomparso, ma non è più lo stesso

Quando nel 1946 da un’idea di Massimo Della Pergola nasce la schedina, si vince azzeccando 12 pronostici del campionato italiano. Negli anni Duemila si passerà a 14. Ma nel periodo che va dal 21 gennaio 1951 – esattamente 70 anni fa – alla riforma del “tredicissimo” datata 2003, l’obiettivo per tutti gli italiani che giocano al Totocalcio è di fare 13. E per tutti “fare 13” non è solo un’ambizione ma anche un modo di dire per indicare genericamente un colpo di fortuna.

La schedina numero 20 della stagione 1950-1951 segnala per la prima volta che da quella giornata (prima di ritorno) le partite da giocare sono 13, con due gare messe alla fine come riserva. Categorie vincenti: 13 e 12. Da quel momento si vince facendo 13, cioè azzeccandole tutte, o in misura minore, sbagliandone al massimo una. Il 21 gennaio 1951 la Roma gioca in casa con il Bologna e pareggia 2-2. Il Milan non va oltre lo zero a zero a Udine così come l’Inter con la Lazio. I nerazzurri mantengono (solo per un’altra settimana ancora) la testa della classifica. Vince invece la Juve in casa con la Pro Patria. Al gol di La Rosa, rispondono nel secondo tempo Boniperti e Muccinelli. Poi in schedina appaiono tre partite di B, tra cui squadre mitologiche come il Fanfulla e il Legnano. Lo scudetto lo avrebbe vinto il Milan di Lajos Czeizler con Gunnar Nordhal capocannoniere. Inter seconda e Juventus terza. Retrocedono Roma e Genoa.

Pochi mesi dopo viene girato un film dal titolo “Ho fatto 13”, segno che l’espressione è già entrata nel linguaggio e nell’immaginario collettivo. La pellicola in bianco e nero di Carlo Manzoni nella quale recitano anche Silvana Pampanini, Mario Riva e Carlo Croccolo uscirà però nelle sale solo tre anni dopo. Un industriale vince al Totocalcio ma deve inventarsi qualcosa di creativo per poter incassare la vincita senza avere i creditori addosso. Una commedia che non passa alla storia del cinema italiano. Il film “Al Bar dello sport” è del 1983, ancora in epoca in cui fare tredici significa molto. Lino (Lino Banfi) ha radio e tv accese. Prima pareggia la Fiorentina con Antognoni, poi al 90esimo grazie al bomber di provincia Alfo Cantarutti il Catania batte a Torino la Juve (un 1-2 che esiste solo nella finzione). “Non è infarto, è tredici”, dice a se stesso Banfi. Vincerà 1 miliardo e 300 milioni di lire.

Il Totocalcio oggi non è scomparso. Il sito ufficiale Sisal.it spiega come si gioca: “Pronostica il risultato delle 14 partite in schedina scegliendo tra: 1: vince la squadra in casa, X: pareggio, 2: vince la squadra in trasferta. Ogni risultato indovinato corrisponde a un punto. Vinci indovinando ’14’ punti, ’13’ punti o ’12’ punti. Nel caso non venisse realizzato nessun ’14’ il montepremi si aggiungerà a quello del concorso successivo per formare il jackpot del 14. Il costo di una colonna è pari a 0,50 €. La giocata minima è di 2 colonne al costo di 1 €. La giocata massima è di 8.192 colonne”.
Ma dal 1998 in Italia sono state legalizzate le scommesse sportive. Il rapporto passionale dell’italiano con la vecchia schedina da allora non è più lo stesso. Film ispirati al Totocalcio non ne risultano in questi ultimi anni.