Alberto Matano non cade nella provocazione. E fa benissimo. Siamo nello studio de La Vita in Diretta su RaiUno e il conduttore apre un collegamento con un barista che ha deciso di restare aperto nonostante i dpcm anti-covid. La volontà di Matano e degli autori è evidentemente quella di raccontare il dramma di un settore in ginocchio e di farlo ascoltando quante più voci possibile. Il problema non da poco e del quale l’ex volto del Tg1 si accorge subito è che l’uomo non indossa la mascherina: “Mi scuso anche con il pubblico perché è una mia mancanza però noi di solito intervistiamo le persone che hanno la mascherina come tutti i nostri inviati. Me ne sono accorto solo adesso, come mai?“. Prende la parola l’inviato: “Alberto, noi glielo abbiamo chiesto e ripetuto più volte ma è una scelta che ha fatto Fabio (il ristoratore, ndr) quella di non indossare la mascherina“. E Matano riprende la parola: “No, però noi seguiamo dei protocolli ben precisi, mi dispiace, me ne sono accorto solo ora ma è una situazione che non va bene. Giuseppe (l’inviato, ndr) potevi in qualche modo avvisarci… Grazie“. E quando il conduttore sta per chiudere il collegamento, ecco che interviene il ristoratore: “Mi fate una censura di Stato perché non uso la mascherina? I ristoratori ringraziano“. Matano non perde la calma e non cade nella provocazione: “No Fabio, è una questione di sicurezza per lei e per il nostro inviato. Quindi io…“. Il proprietario del bar lo interrompe: “Se prendo multe le pago. I ristoratori e i miei dipendenti ringraziano” ma il conduttore non cede: “Noi siamo qui per dare voce alla categoria e per raccontare che voi avete grandi problemi in questo momento, però la mascherina è un presidio di sicurezza per tutti e noi e siamo obbligati a utilizzarla”. “Quando la scienza lo dimostrerà“, commenta il ristoratore. Ed è a questo punto che Matano chiude il collegamento scusandosi col pubblico a casa. Matano, conduttore e giornalista d’esperienza, non solo non ha perso la calma durante un collegamento a tutti gli effetti provocatorio ma ha agito nell’interesse del servizio pubblico, degli spettatori e dei cittadini. Il ristoratore ha invece perso una reale occasione di parlare a una vasta platea della sua difficile situazione facendosi portavoce della sua categoria, o almeno di una parte che ha fatto la sua stessa scelta (quella di tenere comunque il suo bar aperto).
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