Il premier ha avviato gli incontri con le parti sociali vedendo in videocollegamento i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Il piano per l'utilizzo delle risorse europee "ha una valenza trasformativa per il Paese: serve a far fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione”. Nei prossimi giorni si definiranno tavoli di confronto per settori e missioni con i ministri direttamente interessati. Furlan: "Parti sociali siano nella governance del piano"
Il percorso per affinare il Recovery Plan, coinvolgendo parti sociali ed enti locali, inizia dai sindacati. Venerdì mattina il premier Giuseppe Conte ha incontrato in un videocollegamento di circa tre ore i segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil), insieme ai ministri dell’Economia, dello Sviluppo, dei Trasporti, del Lavoro e del Sud. Il contributo dei rappresentanti dei lavoratori sarà “valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto”, ha detto Conte, dopo aver ringraziato le sigle perché in questi mesi difficili hanno “rinunciato anche alle legittime rivendicazioni“. Nei prossimi giorni “si potranno definire tavoli di confronto per settori e missioni con i ministri direttamente interessati”. Lunedì prossimo sono in agenda incontri con Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Confesercenti.
Il governo, secondo il titolare del Tesoro Roberto Gualtieri, punta a un “confronto operativo e serrato per rispettare rigorosamente i tempi per la finalizzazione degli interventi e l’attuazione concreta del piano”. E il confronto “deve essere di grande aiuto per arricchire il Piano”. Per esempio “nella componente relativa alla digitalizzazione e innovazione ma anche al sostegno al comparto produttivo industriale italiano, abbiamo anche introdotto uno stanziamento di 2 miliardi che vogliamo utilizzare con un meccanismo a leva per sostenere il rilancio delle filiere produttive. L’idea su come articolare questo fondo sulle filiere produttive è ancora da affinare e la vorremmo affrontare in questo confronto con le forze produttive e sociali”.
Il premier ha ricordato che ora “abbiamo una versione aggiornata, oggettivamente migliorata, del Piano”, riferendosi alle modifiche fatte tra la bozza di dicembre e quella arrivata in consiglio dei ministri il 12 gennaio subito prima che Matteo Renzi aprisse la crisi. “Questo Piano deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell’economia, a dare impulso alla produttività e all’occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale. Questa è una sfida che possiamo vincere solo insieme”.
Stando alle stime del governo il recovery plan dovrebbe aumentare la crescita del pil di 3 punti al 2026. “Ma a noi non interessa solo il pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte”, ha aggiunto il premier. “Questo piano ha una valenza trasformativa per il Paese: serve a far fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione”.
“Condividiamo gli obiettivi generali del Piano e le missioni identificate” ha commentato Bombardieri dopo l’incontro. “Ma ci preoccupano alcuni aspetti ancora non definiti della governance e soprattutto il possibile ritorno nel prossimo futuro delle regole del patto di stabilità, che chiediamo venga definitivamente superato e accompagnato da una nuova politica economica. Ribadiamo infine la necessità di chiedere all’Europa il rifinanziamento dello Sure”. Anche per la Furlan gli obiettivi sono “coerenti con le indicazioni macro definite dall’Europa” ma “chiediamo la disponibilità del Governo ad approfondimenti sulle singole questioni anche per valutare i dettagli ed i risultati economici ed occupazionali attesi. Deve essere chiaro chi gestisce i progetti e come avviene concretamente l’attuazione degli investimenti. Bisogna rendere stabile e sicuro il lavoro, nel rispetto delle procedure di legalità. Per questo noi riteniamo che nella governance del piano debbano essere presenti le parti sociali per valutare l’attuazione dei progetti e garantire il rispetto dei tempi. Siamo chiamati a fare ciascuno la propria parte con senso di responsabilità”, prosegue.