Documentò la storia del Paese a partire dal secondo dopoguerra, dedicandosi in primo luogo a raccontare i problemi del Mezzogiorno e a dare voce a chi si trovava ai margini della società, dalle fabbriche alla campagna. Tra i suoi primi soggetti, elaborati insieme a Pier Paolo Pasolini, c'è la cultura contadina pre-industrializzazione. Lavorò a lungo con suo marito Lino Del Fra
Fotografa, regista, pioniera del cinema del reale. In un mondo quasi totalmente presidiato dagli uomini, fu la prima donna documentarista in Italia. Cecilia Mangini è morta a Roma giovedì 21 gennaio all’età di 93 anni. Era nata a Mola di Bari il 31 luglio 1927. I suoi primi importanti lavori sono stati presentati, discussi e premiati a Venezia. Documentò la storia del Paese a partire dal secondo dopoguerra, dedicandosi in primo luogo a raccontare i problemi del Mezzogiorno. Ha collaborato agli inizi della carriera con Pier Paolo Pasolini e poi a lungo con il marito Lino Del Fra, tra le voci più autorevoli del documentario italiano. Mangini ha dedicato la sua vita al ‘cinema militante‘, un aggettivo che “oggi sembra quasi una parolaccia“, ha dichiarato lei stessa. Per renderle omaggio, Rai Storia propone la sua intervista a ”Cortoreale” che sarà in onda questa sera, venerdì 22 gennaio alle 23.10, domenica 24 gennaio alle 19.00 e lunedì 25 alle 12.00.
Alla fine degli anni Cinquanta Cecilia Mangini scelse di raccontare la realtà contadina insieme a Pier Paolo Pasolini. Nacquero così “Ignoti alla città” (1958), ispirato al romanzo dello scrittore “Ragazzi di vita”, “Stendalì” (1960), “La canta delle marane” (1962). Questi documentari condensavano la poetica che orienterà la sua produzione: dare voce a coloro che vivono ai margini, mostrare la desolazione della campagna devastata dal cemento delle periferie, registrare gli ultimi istanti di vita dei rituali della cultura contadina spazzata via dalla civiltà industriale e dei consumi. Durante gli anni Sessanta ha indagato l’umanità delle fabbriche. Fu proprio la Rai che le commissionò un’inchiesta, “Essere donne” (1965), che disattese le aspettative delle aziende che le avevano permesso di intervistare le operaie, tanto che il cortometraggio venne escluso dalla programmazione in sala dalla Commissione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
Il suo cinema affrontò consapevolmente le trasformazioni politiche e socio-culturali del Dopoguerra. Con “All’armi siam fascisti!” (1962), Mangini e Del Fra furono i primi, insieme a Lino Micciché, a realizzare una riflessione sul regime di Mussolini, insieme al commento dello scrittore Franco Fortini. Apertamente comunista, la sua fede politica non le impedì di realizzare nel 1963 un documentario su “Stalin”, seguendo lo stesso principio di storicizzazione e critica che aveva tenuto sul fascismo. Con il documentario “Fata Morgana” (1961) la coppia Del Fra-Mangini vinse il Leone d’Oro a Venezia. Hanno poi conquistato il Pardo d’Oro al Festival del cinema di Locarno con “Antonio Gramsci – I giorni del carcere” (1977), del quale Mangini firmò soggetto e sceneggiatura. Il suo lungo silenzio cinematografico è stato interrotto solo nel 2012 quando insieme alla sua allieva Mariangela Barbanente è tornata alla regia con il documentario “In viaggio con Cecilia”.