Abbiamo tutti tirato un respiro di sollievo quando abbiamo visto i sediziosi uscire dal palazzo che avevano appena devastato nell’ora precedente: il palazzo del Congresso, lasciando là, stese senza vita, anche alcune persone: ma sembra che avessero intenzione di fare anche di peggio.

Molti pensano che, essendo l’America al vertice della civiltà tecnologica, che sta letteralmente cambiando il mondo al passo dei bersaglieri, sia altrettanto avanzata anche sul piano della civiltà sociale. Ma non è così. Anche là ci sono masse di idioti che credono di saper tutto e invece non sanno praticamente niente, specialmente sul piano sociale. Quello che pochi sanno è che, nella maggior parte dei casi, costoro non sono tra i diseredati, emarginati e sfruttati che abitano nei ghetti delle metropoli, ma sono in genere persone benestanti con buone posizioni di lavoro, che guadagnano bene o vivono di rendita grazie a ricchezze di famiglia. Il benessere gioca questi scherzi se non è accompagnato da una cultura più profonda sotto molti aspetti.

Naturalmente non tutti arrivano al livello di imbecillità facile da riscontrare in quelli che hanno assaltato il Congresso. Nel loro cervello c’è la convinzione che stanno compiendo atti di eroismo in difesa di ciò che loro si sono conquistati in anni di “duro” lavoro e continua dedizione a mantenere il fisico efficiente nelle pressoché quotidiane, lunghe sedute in attrezzatissime palestre o al poligono di tiro per tenersi allenati ad usare le modernissime armi con le quali essere sempre pronti a difendersi dalle invasioni “sempre più invasive di immigrati di ogni razza. Se non lo fa il governo dovranno essere loro pronti a farlo”. Questo sicuramente lo pensano quotidianamente, ma spesso non hanno nessuna difficoltà anche ad esprimerlo chiaramente.

Non c’è quindi da sorprendersi se poi, arrivato alla Casa Bianca uno che la pensa più o meno come loro, riconoscano immediatamente in quella figura il loro capo naturale. Il “decisionismo” è ciò che più li accomuna. E’ come il “la” nella musica. Bisogna accordarsi tutti sulla stessa nota, poi la scala delle note e dei valori farà il resto.

Se qualcuno tentasse di avvisarli che in quel modo stanno facendo esattamente quello che hanno fatto fascisti e nazisti al loro esordio, non farebbero proprio nulla per negarlo poiché è proprio quello che loro vorrebbero: “Nessuno può negare che a quel tempo c’era molto ordine, grande organizzazione e persino estesa solidarietà (tra di loro)”. Faglielo capire, a quei cervelli bruciati, che sacrificando la libertà (degli altri) è molto facile ottenere l’ordine e l’organizzazione. Più difficile è cercare di farlo permettendo alle persone di scegliere.

Ma adesso, per questi facinorosi che attendono spasmodicamente l’ora di riuscire finalmente ad esprimersi “liberamente”, corre in aiuto la possibilità di raccontare, con l’aiuto di formidabili smartphone, quello che gli altri non sanno, non come ce le raccontano i politici “democratici”. Emblematica, sotto questo profilo, è la bufala che hanno fatto girare nei giorni in cui Trump si opponeva pervicacemente al riconoscimento di Joe Biden vincitore.

La bufala, o meglio, la fake news (per stare in linea col linguaggio) diceva che era stato finalmente scoperto il luogo dove centinaia di migliaia di schede erano state scambiate, mettendo il voto a Biden invece che a Trump: sarebbe stato presso l’Ambasciata Americana di Roma (nientemeno!). E viene raccontato con molti particolari chi e come ha costruito ed eseguito l’imbroglio. E’ scritto in italiano, chiunque può leggerlo.

Ma chi, come me, ha partecipato davvero al voto (come cittadino americano) non ha difficoltà a ritenere falsa la notizia e non il voto, poiché la mia scheda elettorale (così come tutte le altre partite dall’Italia) non è nemmeno passata dall’Ambasciata Usa a Roma, ma è stata inviata direttamente al seggio elettorale di appartenenza negli Usa. Per me è quello di Mc Kinney in Texas. Là ho spedito la mia busta (raccomandata) e là è arrivata (tracciata dalle Poste).

Ora però il numero dei fanatici e delle fake news sta crescendo in modo esponenziale e diventa un pericolo serio per la stessa democrazia americana. Trump ha già detto in modo semplice e chiaro che “tornerà presto, in un modo o nell’altro!”. Se lo ha capito Pence, il suo vice, che ora Trump ha smesso di scherzare, è ora che lo capiscano anche i suoi colleghi repubblicani. Se stavolta non ha calcato la mano è solo perché era convinto di aver studiato a perfezione la cosa e quindi di vincere. La prossima volta non sbaglierà più niente e non ci sarà un altro Covid a rompergli le uova nel paniere.

La prossima volta, se occorrerà, anche l’attacco al Congresso non sarà più una semplice “azione dimostrativa”. Ma probabilmente non occorrerà, perché tra quattro anni la gran parte di quelli che ora hanno votato repubblicano voteranno per lui. Lui sa come fare a conquistare quell’elettorato e lui entrerà alla Casa Bianca di nuovo, ma da indipendente. Attenzione: se ha fatto tutto quello che ha fatto da “dipendente” possiamo bene immaginare cosa farebbe da “indipendente”!

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