Dichiarato ieri sera anche lo stato d’emergenza: è l’ultimo atto della crisi che si sta incancrenendo in Repubblica Centrafricana. Un presidente eletto sul filo del rasoio, ribelli, militari, mercenari e risorse che fanno gola: ciò che sta avvenendo in uno dei paesi più poveri e instabili al mondo, riassume tutto lo scontro di potere e di interessi in corso a Bangui.

I fatti: a fine dicembre sono fissate le elezioni per scegliere il successore di Faustin-Arcange Touadera; per la corsa si presenta anche l’ex presidente François Bozizé, ma la Corte costituzionale ne rigetta la candidatura, poiché su di lui pendono un mandato d’arresto internazionale e sanzioni Onu. I vari gruppi ribelli che lo sostengono si uniscono in una coalizione (CPC) e sferrano attacchi in diversi punti del paese, puntando a ottenere il rinvio del voto. Si dirigono fin sulla capitale Bangui, fermati solo dall’intervento dei caschi blu.
Le elezioni si svolgono il 27 dicembre, come stabilito, ma in un clima di forte tensione e in alcune località la popolazione fatica a recarsi alle urne. Il presidente uscente Touaderà risulta rieletto con il 53,92%. Risultato ratificato dalla Corte costituzionale, nonostante i ricorsi e le accuse di brogli. Come reazione, il 3 gennaio i ribelli occupano la città mineraria di Bangassou (tornata sotto controllo dei Caschi blu dopo due settimane), poi Bouar, poi il 13 gennaio tentano addirittura l’assalto alla capitale Bangui, che fallisce solo grazie all’intervento delle truppe Onu, col supporto francese, rwandese e russo. Touadéra aveva infatti chiesto soccorso agli alleati stranieri. L’Eliseo prende posizione due volte in due settimane e Macron incontra Touadéra. Dopo una prima operazione militare il 23 dicembre, i mirage francesi aiutano i caschi blu a Bouar, effettuando tre voli dissuasivi sulle posizioni ribelli.

Dalla fine dell’Operazione Sangaris, la presenza militare francese è però ridotta al minimo. Per questo, in base ad accordi di difesa bilaterali, a dicembre sono arrivate truppe rwandesi e soprattutto russe. Queste ultime non sarebbero tuttavia forze armate regolari: in base a molteplici fonti, sul terreno si starebbero muovendo i mercenari della Wagner, la compagnia privata russa già nota per il suo operato in Ucraina, Siria e Libia.

L’invasività della Russia in Africa si va sempre più intensificando. Il 16 novembre scorso, Vladimir Putin ha firmato l’ordine di costruire una base navale sulla costa sudanese del Mar Rosso, la prima nel continente dalla fine della Guerra Fredda.

In questa strategia espansiva, il Centrafrica è lo snodo chiave: sotto embargo per le armi dal 2013, nel 2017 il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva formalmente approvato una missione di addestramento russa per implementare la capacità delle forze armate centrafricane, ma non ci si aspettava certo che arrivassero i contractors. Nel 2019 un ex agente russo si è insediato come consigliere del presidente per la sicurezza nazionale. Nello stesso anno un’inchiesta della Cnn, pubblicata dopo mesi di lavoro sul campo, dimostrava che dietro aleggiava l’ombra di Yevgeny Prigozhin, l’oligarca vicinissimo al Cremlino, sanzionato dagli Usa per le intromissioni nelle presidenziali del 2016.

La società Lobaye Invest, riconducibile a Prigozhin, finanzia l’addestramento delle reclute centrafricane da parte di 250 mercenari russi, in cambio di concessioni esplorative in giacimenti di diamanti e oro, dimostrate dalla Cnn carte alla mano. Prigozhin sarebbe anche dietro a Wagner, a capo della quale siede ufficialmente uno dei suoi amici veterani. E non si tratterebbe solo di discutibili affari privati. Il campo di addestramento di Wagner a Molkino, nella Russia meridionale, è collegato a una base delle forze speciali russe, sorvegliata da soldati regolari.

Dopo Ucraina e Siria, l’attenzione di Prigozhin si è rivolta all’Africa, con filiali in Libia, Sudan e – appunto – Repubblica Centrafricana. Qui, il quartier generale dei contractors si trova nel palazzo presidenziale ormai in rovina di Bokassa, l’ex dittatore mitomane. Secondo il giornale locale CNC, attualmente a Bangui il numero di mercenari russi della Wagner supererebbe il migliaio.

Ricordiamo che nell’estate 2018, tre giornalisti russi furono uccisi in un’imboscata mentre giravano un documentario proprio sulla Wagner. I colpevoli non sono mai stati identificati. Ed è di pochi giorni fa la notizia che proprio Prigozhin si è offerto di pagare per costruire un memoriale nel luogo in cui i giornalisti furono assassinati. Se la versione ufficiale parla di rapina a mano armata, secondo il Dossier Center – un’organizzazione non profit di giornalismo investigativo fondata dall’ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky – l’attacco sembrava pianificato in modo professionale e l’ipotesi della rapina sarebbe un insabbiamento concertato da parte di fonti controllate dallo stesso Prigozhin.

(nella foto uomini al lavoro nella miniera d’oro di Ndassima, Repubblica Centrafricana)

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