Il governo britannico sfida la contagiosa variante del coronavirus inglese intensificando come non mai la somministrazione dei vaccini, circa 200 al minuto, usando anche cinema, stadi, luoghi di culto come la cattedrale di Salisbury e la moschea di Birmingham. Ieri il record di 363.508 vaccinazioni in un giorno ha fatto da contraltare al triste primato britannico del maggior numero di vittime per Covid in Europa – 94.580 -, mentre la media settimanale è di 40.485 nuovi contagi al giorno (ne registrano di più solo Stati Uniti e Brasile). Un trend drammatico accompagnato dall’emergenza di ospedali ormai al collasso, che spinge il ministero della Salute a valutare la misura disperata di pagare 500 sterline a chiunque risulti positivo al Covid-19, visto che da sondaggi ministeriali solo il 17% di sintomatici si presenta a fare il tampone per timore di doversi auto-isolare. Un compenso ben più consistente rispetto a quello pensato a settembre per i lavoratori a basso reddito contagiati, che percepivano un massimo di 150 euro per 10 giorni. L’idea, raccomandata da alcuni consulenti, è circolata in una bozza di proposta nell’ambito di una riunione ministeriale, ma fonti vicine al primo ministro Tory hanno precisato oggi alla Bbc che la proposta non è neppure arrivata “vicino” al tavolo di Johnson, mentre alcuni ministri hanno già fatto sapere di considerarla impraticabile e in grado di favorire un circolo vizioso, alimentando le tentazioni di profittatori.
Dall’8 dicembre quando, primo paese al mondo, il Regno Unito ha cominciato a somministrare l’attesissimo vaccino anti-Covid agli ultra ottantenni, le inoculazioni sono state finora 5.437.284 di cui 4.973.248 solo di prime dosi. Numeri che per il ministro della Sanità Matt Hancock segnano il successo della campagna vaccinale. Ma soltanto poco più di 460mila persone hanno ricevuto la seconda dose, quella che consentirebbe all’organismo di sviluppare livelli di immunità più efficaci. Il governo britannico ha dunque scelto di ignorare il protocollo delle case farmaceutiche che hanno sviluppato i vaccini attualmente in uso, quello di Pfizer/BioNTech e AstraZeneca (Oxford), e così anziché somministrare le seconde dosi dopo 21 giorni dalla prima iniezione, il richiamo è posticipato anche di 12 settimane. Lo scopo infatti è quello di immunizzare tutti i settantenni, il personale in prima linea e i soggetti più vulnerabili per un totale di altre 10milioni di persone entro San Valentino.
Ma a gettare ulteriori ombre sulla scelta azzardata di Downing Street è uno studio dello Sheba Medical Centre in Israele, secondo cui l’efficacia di una singola dose di vaccino sarebbe non dell’89% ma del 33%. “I protocolli emersi dalla sperimentazione clinica sui vaccini anti-Covid richiedono due dosaggi a distanza di 3 o 4 settimane. Non abbiamo alcuna evidenza scientifica che dimostri il livello di immunità che si può raggiungere quando si rimanda il richiamo di 12 settimane, non sappiamo quale possa essere l’impatto sulla gravità dei sintomi”, ha dichiarato la dottoressa Zainab Najib di Doctor’s Association UK, l’organizzazione di medici che in una lettera ha messo in guardia il governo sui rischi nel ritardare la somministrazione delle seconde dosi.
La strategia, che ha il chiaro intento di massimizzare il numero di vaccinati nel minor tempo possibile è stata presentata dai quattro consulenti medici di Downing Street come una misura per dare la priorità della somministrazione delle prime dosi a un numero più ampio di soggetti a rischio, cercando così di ridurre la mortalità e alleggerire il carico negli ospedali, allo stremo da settimane. Ma Channel4 riporta la denuncia dell’organizzazione Care Home Group che ieri ha rilevato come in almeno tre delle loro case di cura dove quasi il 100% degli ospiti avevano ricevuto la prima dose dei vaccini si siano riscontrati casi sintomatici a distanza di due o tre settimane dalla somministrazione.
Potrebbero non essere i vaccini però la chiave per liberare i britannici confinati in casa da Natale. La data fissata per la revisione del lockdown è il 15 febbraio ma dal primo ministro Boris Johnson non arrivano rassicurazioni: “È ancora troppo presto per dire quando saremo in grado di togliere le restrizioni per via della contagiosità della nuova variante – ha dichiarato -. Non c’è dubbio che si propaghi in modo molto veloce, i numeri sono molto alti”.
Il trend è di fatto preoccupante. “Il lockdown ha avuto effetti solo parziali sull’epidemia, ci saremmo aspettati di vedere un calo maggiore nel numero di contagi”, afferma Steven Ryley, professore di Dinamica delle Malattie Infettive all’Imperial College di Londra. È autore dello studio React, che tra il 6 e il 15 gennaio ha effettuato tamponi su circa 143mila persone per concludere che al momento è infettato circa 1 britannico su 63, ovvero l’1.58% della popolazione, con addirittura un positivo su 36 a Londra. “Il numero di infezioni è rimasto alto, i contagi sono più alti tra i giovani dai 18-24 anni al 2,51% mentre sono più che raddoppiati negli ultra 65enni”, ha spiegato Ryley.