Ha affittato una casa davanti a quella del suo ex fidanzato per poterlo spiare dalla finestra con un binocolo. Si tratta di un uomo di 46 anni, originario di Taranto, che è stato arrestato con l’accusa di atti persecutori aggravati nei confronti dell’ex compagno, un 38enne residente a Milano. Già da marzo al 46enne era stata applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento all’ex fidanzato. Secondo la ricostruzione, dopo la fine della loro relazione durata due anni, il 46enne aveva iniziato lo stalking, inviando centinaia di messaggi, email, chiamate, perseguitandolo sui social. L’uomo sarebbe anche arrivato a fingersi l’ex su una chat di incontri per mandargli sconosciuti a casa.
Per questo la gip Manuela Cannavale ha deciso di inasprire la misura cautelare, arrestando l’uomo che “non sa controllare i propri impulsi ed è assolutamente refrattario rispetto alle prescrizioni imposte”, come si legge nel provvedimento. Nelle carte vengono elencati gli ultimi episodi contestati al 46enne. A ottobre 2020, si legge, la vittima aveva iniziato a ricevere su WhatsApp moltissimi messaggi di sconosciuti, “parte dei quali adescati su Grindr (una chat di incontri) con un falso profilo” ed era stato anche “raggiunto nella sua abitazione da un ragazzo che era stato lì indirizzato come se avesse dovuto incontrarsi con lui”. La vittima aveva ricevuto una busta con un foglio dove erano indicati tutti i suoi spostamenti. La giudice infine annota che durante una perquisizione nell’appartamento del 46enne, che si trovava nello stesso cortile interno della casa dell’ex compagno, “veniva rinvenuto un binocolo posizionato su una sedia sul balcone posto esattamente di fronte all’appartamento occupato dalla persona offesa”.
Le indagini, coordinate dal pm Giovanni Tarzia, hanno preso avvio dopo la denuncia nell’ottobre del 2019 della vittima. Nel 2019 la vittima aveva deciso di lasciare il compagno dopo una serie di “litigi, scenate di gelosia e finti tentativi di suicidio”. Da quel momento, ha raccontato l’uomo, “è iniziato per me un calvario“. Come si legge nelle integrazioni di denuncia, decine di messaggi, appostamenti, la violazione del proprio account sulla posta elettronica e su altri siti, lettere anonime, diffusione di immagini private della vittima e la creazione di un falso profilo, a nome della vittima, su una chat di incontri.