In conferenza stampa a Berlino il titolare del dicastero della Salute sottolinea che la Germania ha iniziato soprattutto con i pazienti molto anziani e le case di cura: in Italia invece sono stati vaccinati più di un milione di lavoratori. Le preoccupazione anche per il proseguire della pandemia: "Non è ancora finita, per niente"
“In Italia sono stati vaccinati prima i sanitari. Questo funziona più velocemente“. Il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, in conferenza stampa a Berlino loda la strategia della campagna vaccinale contro il coronavirus in Italia. In un passaggio dedicato al confronto con altri paesi sulla velocità delle somministrazioni, Spahn ha sottolineato che la Germania ha iniziato soprattutto con i pazienti molto anziani e le case di cura, dedicandosi contemporaneamente anche ai sanitari. Nei giorni scorsi anche il giornale tedesco Die Welt aveva sottolineato la velocità con cui l’Italia stava procedendo alla vaccinazione della popolazione, prima che i ritardi di Pfizer nelle consegne rallentassero il ritmo delle somministrazioni.
In Germania ad oggi sono stati vaccinati 441mila ospiti delle case di cura e 343mila persone sopra gli 80 anni, ma anche 633mila operatori sanitari, tra medici, infermieri e lavoratori nelle Rsa. In Italia invece quest’ultima categoria ha già ricevuto 783mila dosi, oltre ad altre 391mila iniezioni per “personale non sanitario”. Gli over 80 vaccinati invece sono solo 10mila, a cui si aggiungono 108mila ospiti delle case di cura e di riposo. Negli ultimi giorni, poi, il numero di dosi somministrate in Germania in valore assoluto è tornato a superare quello dell’Italia: un milione e 324mila contro un milione e 293mila. Il motivo sono appunto i tagli di Pfizer, che impatteranno sulle consegne per i Länder tedeschi soprattutto a partire dalla prossima settimana. Inoltre, in rapporto a popolazione, il numero di vaccinazioni fatte in Italia resta superiore: 2,12 ogni 100 abitanti contro 1,67.
A Berlino la preoccupazione non riguarda soltanto la campagna vaccinale, ma prima di tutto i numeri dei contagi e dei decessi: oggi sono stati superati i 50mila morti da inizio pandemia. I nuovi casi sono 17.862, tanti ma in calo: “Questa è la conseguenza delle misure, non bisogna mollare adesso”, ha detto il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler. L’incidenza delle nuove infezioni per 100mila abitanti su sette giorni è calata a 115. Anche il numero dei pazienti in terapia intensiva “e chiaramente diminuito”, ha detto Gernot Marx, presidente dell’associazione interdisciplinare per il pronto soccorso e la terapia intensiva. “Ma il personale è esausto”, ha anche aggiunto e il carico resta comunque molto alto. “Bisogna assolutamente evitare che la variante si diffonda per scongiurare che una terza ondata arrivi mentre la seconda non è stata ancora superata”.
Il rischio rappresentato dalla variante britannica “costringe a cambiare comportamento col virus”, ha infatti sottolineato il ministro Spahn, spiegando che “i numeri vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo alti“. Se le misure venissero allentate troppo presto, “la situazione potrebbe peggiorare“, ha aggiunto, facendo appunto riferimento alle mutazioni arrivate da Gran Bretagna, Sud Africa e Brasile. “Il rischio di tali mutazioni ci costringe a cambiare il modo in cui affrontiamo il virus”. Il ministro della Salute parla quasi di una nuova pandemia e avverte: “Non è ancora finita, per niente“.