Fino ad oggi, i timori sulla variante inglese del coronavirus erano legati soprattutto a una maggiore contagiosità e aggressività. Ma il primo ministro britannico, Boris Johnson, parlando in conferenza stampa insieme agli esperti sanitari che supportano il governo britannico, ha annunciato che, secondo i primi studi effettuati, è stata riscontrata anche una maggiore mortalità. Parole, quelle pronunciate nel corso del briefing a Downing Street, che il premier ha pronunciato citando un’indicazione degli scienziati a questo proposito, sulla base di alcune prime evidenze registrate.
“Devo dirvi – è stato il suo intervento – che oggi pomeriggio siamo stati informati che vi sono alcune evidenze sul fatto che la nuova variante, oltre a diffondersi più rapidamente, possa essere associata anche a un più alto grado di mortalità”, ha detto ribadendo che questa variante ha già portato il numero dei ricoveri negli ospedali nel Regno Unito a 38.562, ossia il 72% in più rispetto al picco della prima ondata della pandemia ad aprile.
Il professor Patrick Vallance, consigliere scientifico capo del governo britannico presente alla conferenza stampa, ha da parte sua precisato che le evidenze riferite da Johnson sono ancora “parziali” e “da confermare”. Ma ha rimarcato che alcuni dati sembrano indicare come, nelle fasce di età più colpite dal Covid, il rapporto fra morti e contagiati possa passare da una media di 10 contro mille “a 13-14 contro mille”. In positivo Vallance ha invece citato dati aggiornati che sembrano confermare l’efficacia dei vaccini esistenti sulla variante inglese, mentre ha mantenuto un’ombra d’incertezza, in attesa di elementi scientifici attendibili, sulla medesima efficacia nei confronti di altre mutazioni di coronavirus emerse di recente, ossia delle cosiddette varianti brasiliana e sudafricana.