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Russia, sostenitori di Navalny in piazza. Ong: “Polizia picchia i manifestanti, fermati in 2mila”. Usa: “Metodi brutali, rilasciarli”

"Siamo forti" e "Putin è un bugiardo", sono tra gli slogan portati in piazza dai manifestanti. Le proteste non hanno l'autorizzazione delle autorità, che hanno promesso di usare le maniere forti, schierando la polizia. Preoccupazione della Farnesiana che ribadisce la richiesta di liberazione di Navalny. Gli Stati Uniti chiedono il rilascio delle persone fermate

Sono quasi 2mila e per la precisione 1.955, i manifestanti fermati finora nelle proteste in Russia contro l’arresto dell’oppositore Alexiei Navalny: lo sostiene l’ong Ovd-Info, che registra 681 fermi a Mosca e 274 a San Pietroburgo. Le proteste si svolgono in 70 città della Russia dopo che in centinaia si sono dati appuntamento su TikTok per scendere in piazza per chiedere la liberazione di Navalny. Le mobilitazioni non hanno però l’autorizzazione delle autorità, che avevano promesso di usare le maniere forti, schierando la polizia. Dalla città di Khabarovsk, nell’estremo est, attivisti hanno condiviso video che mostrano poliziotti che picchiano manifestanti, poi spinti su furgone.

Gli Stati Uniti hanno chiesto “alle autorità russe di rilasciare tutte le persone detenute per aver esercitato i loro diritti universali”. A comunicarlo è il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price, chiedendo anche il rilascio “incondizionato” dell’oppositore russo. Gli Usa hanno inoltre condannano i “metodi brutali” delle autorità russe contro i manifestanti. La Farnesina ha espresso attraverso Twitter la sua preoccupazione per l’evoluzione della situazione. Nel Tweet si legge “La Farnesina segue con preoccupazione l’arresto di centinaia di manifestanti scesi in piazza in diverse città russe per richiedere la liberazione di Navalny. Continuiamo a chiedere il suo rilascio immediato e ci aspettiamo che vengano rispettati i suoi diritti”.

“Scendete in piazza, è di questo che hanno paura. Non fatelo per me, ma per il vostro futuro”, aveva detto il leader dell’opposizione russo e rivale numero uno di Vladimir Putin, Alexiei Navalny nel momento del suo arresto, appena rientrato in patria dopo esser sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento, rivolgendosi ai suoi sostenitori.

Circa in due mila si sono radunati nella capitale dell’estremo oriente Vladivostok, 500 nella città siberiana di Irkutsk, 300 a Chita, sempre in Siberia, dove una piccola protesta ha avuto luogo anche a Yakutsk, sfidando le temperature rigide (il termometro segna meno 50 gradi). “Siamo forti” e “Putin è un bugiardo“, sono tra gli slogan portati in piazza dai manifestanti. A Mosca c’è anche Yulia Navalnaya. “Che gioia, siete tutti qui! Grazie!”, ha scritto sul suo account Instagram la moglie dell’oppositore arrestato domenica scorsa al suo rientro in Russia dalla Germania. Una didascalia a un selfie, scattato alla protesta in sostegno del marito, in cui è davvero difficile riconoscerla, fra mascherina blu e cappello nero. Nelle ultime ore la polizia ha trascinato in commissariato diversi collaboratori e sostenitori di Navalny, tra cui la sua portavoce, Kira Yarmysh, condannata a nove giorni di reclusione.