È la Gran Bretagna il Paese al mondo con il rapporto più alto tra vittime del Covid per 100mila abitanti. Un triste primato che emerge dall’analisi dei dati forniti dalla John Hopkins University e che in parte è dovuto alla massiccia diffusione del virus nel corso della seconda ondata, anche a causa della nuova variante inglese che ha fatto schizzare il numero dei positivi nel Regno e, di conseguenza, anche quello delle morti giornaliere. Nelle ultime 24 sono stati 30.004 i nuovi casi di coronavirus, mentre i decessi sono stati 610.
Nei giorni scorsi le autorità sanitarie britanniche hanno registrato un nuovo record di morti: oltre 1.800 in 24 ore, numeri mai visti nel Paese dall’inizio della pandemia, con una media settimanale da 1.240 vittime al giorno. Nonostante i confronti tra i Paesi siano imperfetti, dato che si basano sui dati di ogni singola Nazione, i 96.166 morti registrati nel Regno Unito su una popolazione di 66 milioni di persone superano di gran lunga lo stesso rapporto in altri grandi Paesi, inclusi gli Stati Uniti.
E ad accrescere la preoccupazione nel Paese sono anche le parole del professor Jonathan Van Tam, consulente del governo e vice capo della sanità inglese, con le quali ha spiegato che le persone vaccinate contro il coronavirus potrebbero comunque trasmetterlo a chi non ha ancora ricevuto il farmaco. Un’ipotesi che, se confermata, sposterebbe in avanti nel tempo la graduale eliminazione delle restrizioni da parte dei governi di tutto il mondo e non mette quindi al sicuro i cittadini che entrano a contatto con, ad esempio, il personale sanitario, tra i primi a ricevere le dosi.
In Gran Bretagna sono 5,8 milioni le persone che hanno ricevuto la prima delle due dosi di vaccino necessarie, 478.248 soltanto nella giornata di sabato, numero record dall’inizio del programma, l’8 dicembre. Tuttavia, scrive il professore in un articolo pubblicato sul Sunday Telegraph, “anche se le avete avute entrambe potreste trasmettere il Covid-19 a qualcun altro”. Il vaccino “può evitare a chi lo ha ricevuto di ammalarsi in modo grave, ma non sappiamo ancora se impedisce il contagio“.