A quasi un anno dallo scoppio della pandemia, i cinema, gli spazi sociali, le associazioni che tra le altre attività si occupano di produzione e distribuzione di cinematografia indipendente, sono in grande difficoltà. E’ il caso dell’Azzurro Scipioni, storico cineclub a pochi passi dal Vaticano, fondato nel 1983 dal regista e documentarista Silvano Agosti e diventato nel corso degli anni un piccolo monumento per gli amanti del grande schermo. Il 23 dicembre del 2020, Agosti scrive provocatoriamente un post su Facebook in cui mette in vendita a 50 euro l’una, le sedie della sua sala cinematografica: ‘’Tutti mi hanno chiamato dicendo che ero pazzo, che l’Azzurro Scipioni non può chiudere, ma io mi trovo nell’impossibilità di pagare l’affitto, perché non posso proiettare.’’
Dagli spazi dell’Azzurro Scipioni, nei suoi quasi quarant’anni di attività, sono passati i grandi del cinema italiano: da Antonioni a Monicelli, da Ettore Scola a Vittorio Storaro (direttore della fotografia che nel corso della sua carriera vinse tre premi Oscar, per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo Imperatore) e tutti hanno lasciato un ‘’segno’’, una firma, una dedica o un disegno sulle porte di quello che è considerato ormai da molti un museo del cinema.
In una condizione analoga si trova il Detour, associazione culturale che oltre ai corsi, ai laboratori e alle attività per bambini è diventato nel corso dei suoi oltre 20 anni di vita (aperto nel 1997) un punto di riferimento per le proiezioni di film dei circuiti minori. ‘’Noi, un gruppo di studenti del dipartimento di cinema dell’Università della Sapienza, abbiamo fondato il Detour perché sentivamo la mancanza di un posto dove poter vedere film che attraversavano un po’ i generi e le categorie – racconta Sergio Ponzio, cofondatore e curatore di Detour – nel corso degli anni il pubblico ci ha seguito e si è creato uno zoccolo duro di persone.’’ ‘’Siamo riusciti a rimanere aperti fino ad ora grazie ad una campagna di finanziamenti – aggiunge Daniele Lupi, curatore della programmazione di Detour – oltre 400 persone hanno donato e in questo modo hanno salvato il locale. Ma se la situazione rimanesse quella attuale abbiamo pochi mesi di vita davanti.’’
Ad aver avuto funzione di centro di aggregazione negli ultimi anni è anche l’Apollo 11, associazione culturale aperta circa vent’anni fa nello stabile dell’Istituto tecnico industriale statale Galileo Galilei, nel quartiere Esquilino a qualche centinaio di metri dalla stazione Termini. ‘’La presenza qui era molto diversificata – dichiara Stella Scarafoni, responsabile comunicazione dell’Apollo 11 – alle proiezioni della domenica mattina venivano le famiglie con bambini, poi il pomeriggio c’erano le persone più anziane e la sera quelle più giovani.’’ ‘’Molti produttori e distributori ci telefonano anche in questo periodo – aggiunge Giacomo Ravesi, curatore della rassegna ‘’Racconti dal vero’’ – ci chiedono se abbiamo attivato una piattaforma dove mostrare i film che altrimenti non troverebbero un luogo in cui essere distribuiti.’’ La loro preoccupazione, dicono, è che anche in una situazione di apertura contingentata, avendo una sala molto piccola, i ricavi dei biglietti potrebbero non coprire tutte le spese, come il costo della copia del film, la SIAE e il costo del proiettore.