I ragazzi delle scuole superiori della Puglia torneranno a scuola (al 50%) dal primo febbraio ma con la libertà di scegliere se continuare a fare lezione da casa o andare fisicamente in aula. La giunta regionale capitanata da Michele Emiliano, nonostante i no delle organizzazioni sindacali e dei presidi, ha deciso di estendere anche alle famiglie degli studenti della secondaria di secondo grado il modello già adottato per il primo ciclo dove gli istituti devono organizzarsi sia per fare scuola in presenza sia a distanza. Intanto settimana prossima i ragazzi resteranno a casa. Ma dalla Puglia arriva anche una novità: nei prossimi giorni, unica regione in Italia, la giunta di Emiliano approverà la proposta dell’assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco di istituire negli istituti i “Toss” ovvero il team degli operatori sanitari scolastici Covid-19 che garantiranno l’attività di supporto, sorveglianza e screening.
Team anti-Covid in azione – Una novità assoluta già presentata alle organizzazioni sindacali e ai dirigenti scolastici che hanno accolto positivamente la notizia. Ogni squadra anti coronavirus sarà composta dal referente Covid scolastico e da operatori sanitari identificati tra il personale dei dipartimenti di prevenzione o ad hoc con bandi di mobilità interna da altri servizi aziendali, nello standard di un operatore ogni 1.500 alunni tra 6 e 19 anni. Si parla di 355 sanitari che saranno ben presto operativi nelle scuole di ogni ordine e grado. A questo team sarà affidato il compito effettuare la sorveglianza, sanitaria ed epidemiologica; di fare da supporto per l’implementazione delle misure di protezione individuali e collettive; di fare il monitoraggio tempestivo e sistematico dell’andamento dei contagi negli istituti, anche attraverso la registrazione completa dei dati nel sistema informativo regionale ma anche di identificare i contatti stretti di casi confermati nella popolazione scolastica.
Ma non solo. La fase due del piano presentato da Lopalco prevede uno screening sistematico del personale scolastico docente e Ata con test antigenici rapidi ripetuti ogni 14 giorni. “Stiamo lavorando duramente – ha commentato l’assessore all’Istruzione, Sebastiano Leo – in sinergia con tutto il mondo della scuola per permettere un ritorno in classe in sicurezza e in serenità. Queste strutture di prevenzione e assistenza, istituite per l’emergenza Covid, rimarranno a disposizione delle scuole anche dopo, formando l’ossatura della medicina scolastica che interagirà con il territorio”. Un lavoro apprezzato anche da Roberto Calienno, segretario regionale della Cisl Scuola che al Fatto Quotidiano.it spiega: “Almeno sotto questo punto di vista la Puglia si distingue. Avremo del personale di supporto per le operazioni di tracciamento che sarà sicuramente utile anche per la campagna di vaccinazione”.
Applausi anche dal presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi, Roberto Romito: “Si tratta di un passo avanti, possibilmente da ampliare: l’ideale sarebbe, in prospettiva, avere un operatore sanitario in ciascuna scuola. Ma è apprezzabile soprattutto perché siamo in presenza di una preziosa risorsa professionale destinata stabilmente alle scuole della nostra regione, che rimarrà, quindi, anche al di là dell’attuale emergenza sanitaria. Con la nostra positiva valutazione, che crediamo sarà condivisa da tutti i dirigenti scolastici e dalla scuola pugliese nel suo insieme, diamo dunque atto alla giunta regionale di aver ben operato in questo caso, e concretamente, su un versante strategico per la collaborazione fra istituzioni finalizzata a rendere più sicuri e a migliorare la vita e il lavoro”.
Le perplessità dei sindacati – Dura invece la presa di posizione di tutte le organizzazioni sindacali e dei presidi contro la decisione della Regione di lasciare anche alle famiglie dei ragazzi delle superiori la libertà di scelta rispetto alla presenza o alla didattica a distanza: “Siamo totalmente contrari che questo modello – spiega Calienno – venga attuato non solo nel primo ciclo ma anche alle superiori. L’esperienza di questi mesi ha dimostrato che non funziona: i docenti devono fare una didattica mista che crea parecchi problemi. Inoltre se c’è una scuola con sessanta classi che si connettono contemporaneamente non si riesce a far lezione perché la capacità di sopportare tale portata di connessione è un problema”.
Una contrarietà ribadita anche da Romito: ”E’ un modello molto negativo per la vita e lo studio dei ragazzi e per tutta l’organizzazione scolastica”. Il numero uno dei dirigenti pugliesi solleva un’altra questione: “L’ordinanza furbescamente, non si esprime affatto – come chiedevamo – sulla necessità di assicurare un unico turno di ingresso degli studenti nella scuola superiore, lasciando quindi le scuole nell’incertezza se applicare o meno le varie ordinanze prefettizie adottate “a macchia di leopardo” dai prefetti delle province pugliesi. Ad esempio, in provincia di Brindisi il prefetto di quella provincia, nel suo documento operativo del 29 dicembre impone che il 50% della popolazione scolastica acceda alle scuole e ne fuoriesca “nel rispetto della differenziazione degli orari di entrata e di uscita” (fissati alle ore 8 e alle 10 per l’ingresso e alle ore 13 e alle 15 per l’uscita). Analogamente il problema si pone in altre province, escluse Foggia e BAT, a quanto ci risulta fino ad oggi”.
A difendere la decisione presa nel Palazzo di Lungomare Nazario Sauro è l’assessore regionale all’Istruzione, Sebastiano Leo che ha sul tavolo i dati delle scelte delle famiglie nella scuola dell’obbligo: “All’infanzia e alla primaria il 50% ha optato per mandare i bambini in classe mentre alle medie son tornati tra i banchi il 29% dei ragazzi. Per le superiori abbiamo accolto la proposta di rinviare le lezioni in presenza, per chi le sceglierà, al primo di febbraio come ci hanno proposto le organizzazioni sindacali. Dobbiamo tutelare la salute dei nostri ragazzi che viene prima di ogni altra questione. E’ chiaro che la migliore didattica è quella in presenza ma le lezioni on line hanno permesso di fare scuola anche nei momenti più difficili”.