Secondo le accuse mosse dai pm, il medico Carlo Mosca, accusato di omicidio volontario, ha iniettato a due pazienti di 61 e 80 anni sostanze usate generalmente nelle operazioni di intubazione ma che, se utilizzate in quantità eccessive, possono provocare la morte. L'uso delle sostanze è stato appurato grazie all'autopsia. I messaggi Whatsapp tra gli infermieri: "Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti, questo è pazzo"
Ha intenzionalmente somministrato farmaci a effetto anestetico e bloccante neuromuscolare causando la morte di due pazienti ricoverati per Covid. Sono queste le accuse nei confronti di Carlo Mosca, primario del pronto soccorso di Montichiari, presidio degli Ospedali Civili di Brescia, che è stato così arrestato dal Nas dei carabinieri in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ordinata dal gip del Tribunale della provincia lombarda su richiesta della pm Federica Ceschi. Il medico si trova ai domiciliari per il rischio di reiterazione del reato con l’accusa di omicidio volontario.
Gli episodi contestati al medico risalgono allo scorso marzo, agli inizi della pandemia che si è diffusa prima nel Nord Italia, e riguardano due malati di Covid di 61 e 80 anni. Mentre gli ospedali lombardi si riempivano velocemente di nuovi pazienti, provocando in alcuni casi il collasso delle strutture ospedaliere, a maggio i carabinieri del Nas di Brescia hanno raccolto informazioni secondo le quali alcune morti erano collegate a pratiche mediche consapevoli, indicazioni che hanno portato all’apertura di un fascicolo a carico di Mosca.
“Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”, si legge in un messaggio WhatsApp agli atti dell’ordinanza di custodia cautelare. Lo ha inviato un infermiere dell’ospedale di Montichiari a un collega. “Io non ci sto, questo è pazzo”, risponde il collega parlando della decisione del medico di far preparare i due farmaci che solitamente si utilizzano prima di intubare un paziente.
Le attività investigative hanno consentito di analizzare le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, riscontrando in alcuni casi un repentino e non facilmente spiegabile aggravamento delle condizioni di salute. Tre salme sono anche state esumate per essere sottoposte ad indagini di natura autoptica e tossicologica.
E proprio gli accertamenti hanno rilevato, all’interno di tessuti ed organi di una paziente, la presenza di un farmaco anestetico e miorilassante comunemente usato nelle procedure di intubazione e sedazione del malato che, se utilizzato al di fuori di specifiche procedure e dosaggi, può determinare la morte del paziente. Peraltro, nelle cartelle cliniche dei deceduti oggetto di verifica non compare la somministrazione di quei medicinali (indicata invece nelle cartelle di pazienti poi effettivamente intubati) tanto da ipotizzare anche il reato di falso in atto pubblico.