“Noi abbiamo ricevuto tutti i ristori previsti: oltre 32mila euro totali che arriveranno a 45mila con la terza tranche. E’ una cosa che non era mai successa in passato: dire che il governo non ha fatto nulla mi pare ingiusto“. Mentre da Milano a Roma piccoli gruppi di ristoratori protestano contro le chiusure compensate con aiuti definiti “ridicoli”, l’attore e scrittore Jacopo Fo descrive per esperienza diretta un quadro diverso. Le restrizioni anti contagio hanno fermato tutti i corsi in presenza della Libera Università di Alcatraz, l’associazione culturale sulle colline umbre che comprende alloggi e un ristorante, e le attività della compagnia teatrale Fo Rame. E i contributi a fondo perduto calcolati in percentuale rispetto al fatturato perso durante il lockdown – e raddoppiati per il mese di novembre – sono arrivati puntualmente sul conto, come del resto è successo a circa 3 milioni di attività cui l’Agenzia delle Entrate ha versato in totale oltre 10 miliardi. In attesa del quinto e ultimo decreto Ristori, atteso a giorni.

“Per le attività di ospitalità e ristorazione di Alcatraz abbiamo preso 14.640 euro, che supereranno i 20mila con la tranche per il mese di dicembre”, spiega Fo. “Più 18.042 per la compagnia teatrale, che arriveranno a 25mila con la terza tranche”. E la seconda, quella messa in campo per sostenere chi ha dovuto chiudere a novembre, “è arrivata in automatico“, così come a tutti i ristoranti e alle altre attività (comprese quelle “nel campo della recitazione”, altro codice Ateco incluso nella lista) che avevano già ottenuto la prima tornata. “In più abbiamo ottenuto due prestiti da 25mila euro (quelli garantiti al 100% dallo Stato e da restituire in dieci anni, ndr).

Certo, aiuti “non in grado di coprire le perdite” perché se sei chiuso “con quei soldi devi pagare utenze e altri costi che si accumulano comunque. Nel nostro caso quelli della struttura internet che però ci ha fruttato anche dei piccoli incassi, perché abbiamo iniziato ad offrire alcuni corsi online. In più abbiamo continuato a gestire il portale People for planet, l’attività della onlus Il Nobel per i disabili, abbiamo fatto convegni sulle nuove ecotecnologie e lanciato con Ecofuturo una nuova fiera digitale dell’innovazione ecologica…”. Insomma, bicchiere mezzo pieno anche perché, accanto ai contributi statali che indubbiamente hanno aiutato a stare a galla, c’era qualche introito extra. Peggio è andata a chi “si trova in condizioni particolari, non previste dalle norme: un amico che ha comprato una discoteca e l’ha riaperta con un nuovo nome non ha avuto diritto a nulla perché formalmente l’attività è appena partita. I termini burocratici dovrebbero essere più flessibili”.

Ristori a parte, secondo Fo è stato importantissimo il varo, con il decreto Rilancio, del superbonus e sismabonus del 110% per favorire gli interventi di efficientamento energetico e antisismici: “Grazie alla cessione del credito alle banche quella legge consente anche a chi è disoccupato o comunque non ha risorse di godere del contributo senza anticipare nulla, avere così una casa più sicura e risparmiare uno stipendio all’anno di costi dell’energia. Il problema però è che le persone devono essere informate di questa chance: non basta parlarne sui giornali e alla radio o dare informazioni via internet, perché c’è una quota di popolazione che è fuori dai mezzi di comunicazione, che sul sito delle Entrate non ci va: non si fida. Il governo deve spiegare quello che sta facendo anche a chi non ha i mezzi culturali per orientarsi nella burocrazia“. Come fare? “In Francia per pubblicizzare i finanziamenti alle start up hanno fatto girare per paesi e città dei pulmini arancioni che informavano le persone. Facciamo qualcosa del genere e magari coinvolgiamo su questi temi anche le scuole, altrimenti rischiamo di sprecare una grande occasione”.

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